Pagnoncelli: se si va al voto FdI al 30%. Per forza: la sinistra si occupa solo del labiale di Giorgia Meloni
Nando Pagnoncelli, dalle colonne del Corriere, ci avvisa oggi della costante crescita di Fratelli d’Italia. Trainato dalle performance della sua leader, il partito di Giorgia Meloni se si andasse di nuovo al voto sfiorerebbe il 30 per cento. Di pari passo, invece, va la discesa anch’essa costante e inesorabile del Pd che per risollevarsi dal tramortimento elettorale aspetterà di fare le primarie a marzo.
Mentre Giorgia Meloni a Palazzo Chigi riannoda i contatti che già erano stati del governo Draghi e si appresta al suo tour internazionale che le varrà come biglietto da visita, la sinistra non ne azzecca una che sia una. Marcando ad ogni uscita, ad ogni dichiarazione, ad ogni tweet, una distanza siderale dalla realtà e dal sentimento collettivo dell’Italia.
Qualche esempio: ci si è interrogati a lungo e un po’ troppo sul labiale di Giorgia Meloni nel quale avrebbe detto a Giuseppe Conte “che m..da”. Una circostanza non verificabile. Una congettura. Ma quale opposizione si può reggere sul processo alle intenzioni? Nessuna. Di pari passo si è rimproverato alla Meloni un modo di porsi poco ortodosso alla Camera perché si è rivolta direttamente alla Serracchiani e a Soumahoro anziché alla presidenza della Camera come vorrebbe il protocollo.
Dettagli. Coda di paglia. Svicolamenti per non prendere atto della figuraccia della Serracchiani che ha attaccato la prima premier donna accusandola di voler far stare le donne un passo indietro. Insomma la Serracchiani ha lanciato un boomerang che le si è rivolto contro. E ben le sta. Nessun protocollo l’avrebbe salvata. Quanto a Soumahoro, scambiare un “tu” dal sen fuggito come una sorta di risveglio culturale dell’antico schiavismo è talmente ridicolo da risultare irritante.
E’ l’ipocrisia della sinistra a risultare urticante. Infatti, mentre si accusava la Meloni di essere poco educata si difendevano gli studenti della Sapienza che volevano impedire un convegno “fascista” dove parlava il liberale Daniele Capezzone. Meloni poco formale non va bene, gli studenti che “okkupano” invece meritano applausi. Ma come pretendono che la gente non si accorga di questo plateale doppiopesismo che è un insulto all’intelligenza di tutti noi?
Poi si aggiungono a questo anche i conduttori alla Formigli. Che invita Laura Boldrini per demolire il discorso della fiducia di Giorgia Meloni. Una che non ha nulla da dire sulla citazione di Nilde Iotti. Nulla da commentare sulla citazione della partigiana Tina Anselmi. Ma offre un balbettìo indistinto dal quale capiamo che non va bene dire “nazione”. E sarebbe meglio dire “Paese”. E uno non sa più se si trova dinanzi a una gag di Crozza o se quelle cose le ha dette veramente.
E’ a quel punto che quello di sinistra, con le mani nei capelli, spegne sconsolato la tv. E’ in quell’esatto momento che la curva dei sondaggi certifica l’inesorabile ascesa di Fratelli d’Italia. Ed è sempre in quel momento che anche quelli di destra si augurano che la sinistra possa rianimarsi. Perché senza un’opposizione la democrazia non funziona. Ma soprattutto perché, come annota oggi Il Giornale, “un Pd in bambola, suonato come un pugile, è un pericolo per Giorgia Meloni, perché regala la golden share della controparte politica al M5s di Giuseppe Conte, il quale – dal draghicidio in poi – è tornato a crescere grazie ai «no» a prescindere”.