Pd, Calenda a gamba tesa: «Quanti aspiranti segretari, una situazione davvero ridicola»
È lo sport preferito di Carlo Calenda: cannoneggiare il Pd da giornali e tv. Lo fa praticamente nuda quando e uscì, figuriamoci ora che il partito di Enrico Letta agonizza circondato da dotti, medici e sapienti. Un’occasione ghiotta per il leader di Azione, cui non pare vero di poter sferrare il calcio dell’asino nella speranza di racimolare qualche dissidente dall’altra parte, meglio ancora se dotato pure di un po’ di voti. Il Pd, del resto, ci mette del suo trasformando la corsa alla successione di Letta in una sorta di casting aperto a tutti.
Così Calenda a Sky Tg24
E Calenda, da Start su Sky Tg24, accorre subito a metterci il carico: «Tanti candidati alla segreteria del Pd è una cosa che fa ridere, non è una roba seria tutti questi nomi che fioccano il giorno dopo che Letta ha annunciato che lascerà». E non ha mica torto, anzi. Il guaio (per il Pd) è che in quel partito molti corrono a candidarsi alla segreteria al solo scopo di racimolare una percentuale grazie alla quale diventano capicorrente per poi ritagliarsi così la propria fetta di visibilità e di potere. Non è l’unico, ovviamente. Per Calenda, ad esempio, «il problema del Pd è che non decide mai, se riformista o populista, cerca sempre di tenere dentro tutto».
«Sono tornati il partito del “ma anche“»
Il leader di Azione scomoda il famoso “ma anche” di Veltroni per concluderne che nel Pd «non c’è una linea». E aggiunge: «L’opposizione è una grande opportunità, ma se hai le idee chiare». Evidentemente, almeno a detta di Calenda, il partito di Letta non le ha. «Il Pd vuole tenere dentro tutto, vuole fare il campo largo con noi, ma anche con il M5S», attacca il cofondatore (l’altro è Renzi) del Terzo polo. Che tra i dem scorge soprattutto due tendenze, una «riformista» e l’altra «populista». «Io dico, decidetevi e poi vediamo se siamo insieme. Se la scelta è il populismo di Conte – conclude Calenda -, noi saremo avversari».