Pd, l’allarme rosso di Zanda: «Conte e Renzi vogliono disintegrarci e toglierci i voti»
Il Pd? «Teniamocelo stretto», suggerisce Luigi Zanda, già collaboratore di Francesco Cossiga e ora parlamentare dem di lungo corso con ambizioni da “vecchio saggio“. Lo scoramento che assalito il suo partito all’indomani della sconfitta elettorale non gli piace neanche un po’. E a Repubblica, che lo intervistato sul da farsi, dice soprattutto quel che il Pd non deve fare: cioè sciogliersi per diventare un’altra cosa. «Nei suoi 15 anni di vita – ricorda – (il Pd) ha avuto quattro scissioni e nessuno ne ha preso il posto, nonostante questa fosse l’idea di chi ha provocato quelle scissioni».
Zanda è tra uno dei “grandi vecchi” del Pd
Ragion per cui, spiega, non servirebbe una semplice operazione di marketing. Piuttosto, suggerisce, il Pd «deve riflettere sulla sua natura e sul suo orizzonte, non affidarsi a un grafico per un nuovo simbolo». Zanda resta scettico anche sul versante delle alleanze. Il suo partito sta dividendosi fra filo-M5S e quelli che vorrebbero un’intesa preferenziale con il sedicente Terzo polo. Il “vecchio saggio” non si iscrive né all’una né all’altra fazione. «Lo vogliamo capire che Conte, come Renzi e Calenda, vogliono disintegrare il Pd per prenderne i voti?».
«Attenti ai signori delle tessere»
A giudizio di Zanda, insomma, i dem ora devono pensare soprattutto a se stessi e alla loro identità. «Sarebbe grave – ammonisce infatti il parlamentare – se la riflessione si fermasse alle alleanze, liste elettorali e posti di governo, perché è così che il Pd ha perso molto del suo prestigio». Nomi per la segreteria Zanda non ne vol fare. Tra l’outsider Elly Schlein e il governatore dell’Emilia Romagna Stefano Bonaccini, i due maggiori pretendenti alla poltrona di Largo del Nazareno, oppone il silenzio. Ci sta, però, ad un congresso da tenersi nella primavera del prossimo anno, A patto, però, di bloccare le iscrizioni al partito «per impedire», dice, «la solita corsa alle tessere».