Roccella: “Accusano me, ma è la sinistra che ha tradito i diritti delle donne. Che errore il ddl Zan”
Eugenia Roccella, ministro per la Famiglia, la Natalità e le Pari opportunità è stata tra le più “massacrate” dai media. Dal momento in cui è risuonato il suo nome nella lista dei nuovi titolari dei dicasteri del governo Meloni è stato una sequela di accuse. Veicolare l’immagine di una pericolosa razzista, attentatrice della Legge 194 e dei diritti è stato uno degli sport più praticati dall’insediamento del nuovo esecutivo. Estendere i diritti delle donne che non vogliono abortire è apparso un attentato. Al punto da meritarsi la locandina a testa in giù delle femministe militanti del collettivo “Non una di meno” su Instagram. Criticare sì, è il sale del confronto democratico. Ma con questi toni proprio non se lo aspettava. «Mi ha stupito la violenza e la strumentalità delle accuse, fino alla menzogna più evidente. Mi è stato imputato persino di voler far nascere solo figli bianchi, cioè di essere razzista. Sorvolo sul fatto che chi appartiene a “Non una di meno” e poi ne vorrebbe almeno tre di meno (a testa in giù ci siamo io, Giorgia Meloni e Maria Rachele Ruiu) ha, diciamo così, un’idea discutibile della solidarietà femminile».
Il ministro Roccella: “Come spiego l’aggressività nei miei confronti”
Intevistata da Libero oggi in edicola, Eugenia Roccella ristabilisce delle verità. «Credo che i motivi di tanta aggressività mediatica e politica siano due. Da una parte una buona dose di vigliaccheria (colpire una donna è quasi sempre meno pericoloso che attaccare un uomo). Dall’altra il mio passato: il fatto che non corrispondo al comodo stereotipo a cui la sinistra vorrebbe inchiodare la destra, e in particolare i cattolici. Devi essere per forza omofobo, bigotto, reazionario, e se non lo sei cercano comunque di dipingerti così». L’hanno anche accusata di essere transfobica. Cosa vogliono dire? Roccella risponde citando quello che sta subendo la Rowling.
Roccella: “Il corpo ‘pericoloso’ delle donne”
“L’attacco durissimo che una donna famosa come lei ha subìto fa capire la potenza di fuoco di chi, a livello internazionale, sostiene la fluidità di genere. Le donne, in tutto il mondo, sono oppresse perché hanno un corpo sessuato, in grado di dare la vita, un corpo “pericoloso”- spiega- che va mantenuto sotto controllo. Basta vedere quello che sta accadendo in Iran. Chi oggi si taglia una ciocca di capelli per solidarietà con le coraggiosissime donne iraniane che sfidano il potere islamista dovrebbe capirlo». Invece da noi infuria il gesto da immortalare sui social, ma zero sostanza.
“La sinistra teme di perdere il monopolio sul femminismo”
Spiega, quindi,come dovrebbe essere inteso correttamente il femminismo, che non è territorio di contesa. “Tendenzialmente trasversale, perché le donne non sono una classe sociale né una categoria e nemmeno una minoranza da tutelare: sono semplicemente metà dell’umanità. La sinistra però ha ritenuto di averne il monopolio, soprattutto dopo battaglie come quella sull’aborto, e non vuole perderlo. Anche se in realtà l’ha già perso, perché oggi privilegia le richieste delle associazioni Lgbt anche quando sono in netto contrasto con l’interesse delle donne». Insomma, si è consumato un “tradimento” delle donne. Roccella smaschera a cosa porta un dibattito troppo ideologico. Come avvenuto col ddl Zan.
“Che errore il ddl Zan”
Il ddl Zan contiene aspetti che non andavano a tutela delle donne. E molte femministe individuarono già l’inganno ai tempi della discussione parlamentare che fecero naufragare un ddl bandiera del Pd. «Zan introduce il “genere percepito”, come se essere donna fosse una opzione a disposizione di chiunque, a prescindere dal corpo sessuato. Questa impostazione è molto ideologica – ragiona Roccella-: e non c’entra affatto con la questione della transizione sessuale, con i problemi, veri e gravi, di chi si sente a disagio nel corpo in cui è nato. Ma mi riferisco pure all’ambiguità della sinistra sul mercato del corpo, la compravendita degli ovociti e l’utero in affitto. Su cui pochissimi, come Stefano Fassina, hanno preso una posizione nettamente contraria».
“Creare una rete di sostegno alla genitorialità”
Per quanto riguarda il concetto di natalità, che è uno degli aspetti di cui si occuperà da ministro è che è stato contestato dalla siistra, spiega: «Non voglio affatto convincere le italiane a fare più figli: vorrei solo che fossero libere di farli. Ma libere davvero, cioè non spinte a scegliere tra la carriera e i figli, non costrette a essere “multitasking” per forza, a fare sacrifici e rinunce troppo pesanti. Credo che le misure di sostegno economico, assolutamente necessarie, non siano sufficienti a incoraggiare la natalità. Dobbiamo fare uno sforzo di creatività, pensare a misure che creino una rete di sostegno alla genitorialità, che diano valore sociale e riportino al centro la maternità».