
Roma, dal Pigneto a San Lorenzo: cittadini in balia dei pusher africani. Il crack offerto pure ai 12enni
La droga offerta anche ai dodicenni, gli androni dei palazzi usati come vespasiani, le risse all’ordine del giorno. È la fotografia del Pigneto, quartiere della movida romana abbandonato da anni al degrado, alla delinquenza e alla violenza che sorge intorno allo spaccio. Una situazione simile, per esempio, a San Lorenzo, dove ugualmente da anni le denunce, le richieste dei residenti e anche i casi di cronaca più atroci non sono bastati a far scattare la riqualificazione.
Al Pigneto la droga offerta pure ai bambini
Ad accendere i fari su ciò che succede in quel pezzo di città tra la Casilina e la Prenestina è oggi l’edizione di Roma di La Repubblica, che presenta in prima un articolo dal titolo impietoso, come impietosa è la situazione: «Pigneto, dosi di crack spacciate ai bambini. “Pusher scatenati e nessuno ci aiuta”». L’articolo si apre con la testimonianza di una insegnante 52enne, che vive nel quartiere dal 1996 e che la settimana scorsa si è vista rientrare a casa il figlio 12enne sotto choc dopo che un pusher lo aveva avvicinato per offrirgli della droga mentre tornava a casa da scuola, dunque in pieno giorno. «Mio figlio, da quando quel pusher l’ha avvicinato, ha paura a uscire di casa, non va più da nessuna parte da solo. È assurdo che ci si debba sentire prigionieri nel proprio quartiere», ha raccontato la donna.
Un quartiere ostaggio di spaccio, violenza e degrado
La paura è il sentimento testimoniato anche dagli altri abitanti del quartiere, quotidianamente alle prese non solo con lo spaccio, ma con tutto ciò che deriva dal vivere in una piazza d’elezione per pusher, tossici e sbandati: risse, degrado, scippi e furti, aiuole usate come nascondigli per la droga, siringhe abbandonate ovunque, androni dei palazzi usati come ripari per farsi o come vespasiani, in alternativa alla strada aperta, dove pure la gente si denuda e si comporta come fosse in una toilette. Il tutto alla luce del sole, di frequente ripreso coi cellulari da balconi o dalle videocamere di sorveglianza, senza che neanche le forze dell’ordine, che pure sono presenti, possano davvero fungere da argine.
La richiesta di aiuto dei residenti
Nel tempo qualche tentativo di mettere riparo è stato fatto, ma poi tutto è tornato come prima. Ora i cittadini ci riprovano, dando vita nuovamente a un comitato, “Salviamo il Pigneto”, e a iniziative come la cena anti-spaccio o un corteo, che sono in via di organizzazione. Ma resta il problema a monte, che qui, in fin dei conti, è lo stesso di San Lorenzo: l’incapacità di prevedere una seria politica di repressione e riqualificazione, che molto ha a che fare anche con il lassismo rispetto alle politiche migratorie.
Da San Lorenzo al Pigneto: quartieri come zone franche
A qualcuno darà forse l’orticaria, ma non si può non rilevare che queste piazze di spaccio e di violenza, come emerge chiaramente anche dalla cronaca, sono di fatto appannaggio principalmente della criminalità africana. Una faccenda notissima da un numero di anni di cui ormai si è perso il conto, senza che il fenomeno venisse arginato. Nel 2014, ma si potrebbe andare ancora più indietro nel tempo, sempre La Repubblica raccontava che il Pigneto era «in mano a un gruppo di senegalesi e gambiani che si dividono le strade». Nel 2018, spostandosi a San Lorenzo, l’intera nazione si ritrovò attonita di fronte alla sorte infame riservata dai pusher alla povera Desiree Mariottini. Neanche tre settimane fa, dal Pigneto è rimbalzata la notizia di una donna sequestrata, rapinata, picchiata e ripetutamente stuprata da due africani ai quali si era rivolta per ottenere della droga, mentre è esattamente di due settimane fa il caso del 22enne rapinato e stuprato da tre uomini descritti come nordafricani a San Lorenzo. E questo solo per citare a spanne i casi più noti.