Sapienza occupata, Capanna rispolvera l’eskimo: spera e delira su un nuovo autunno caldo
Torna alla carica Mario Capanna. Il quale, pronto a rispolverare eskimo e slogan sessantottini, prova a rinverdire antichi “fasti” (nefasti) della rivolta giovanile e degli scontri alla Sapienza. Quanto vergognosamente accaduto e in corso d’opera all’Università romana deve aver risvegliato in lui un mai sopito spirito contestatario, andato giusto in pensione per un po’. Ma in nome del quale, ora, torna a sperare un possibile, nuovo, “autunno caldo”. quello agitato e sventolato dalla sinistra militante con l’occupazione degli spazi universitari, in spregio a chi dissente con scontri e presidi. A chi viene impedito, ma vorrebbe regolarmente frequentare, corsi ed esami.
Da Capanna, l’ultimo sfregio su disordini e occupazione alla Sapienza
«Negli atenei deve prevalere, sempre, il principio del libero confronto in libera università», tuona il leader del Movimento studentesco del ’68 all’Adnkronos, sorvolando sul fatto che ciò che gli occupanti in azione stanno negando in questi giorni è proprio la libertà di una miriade di altri studenti che vorrebbero poter frequentare gli spazi universitari. E ancora. «Se interviene la polizia è un elemento di turbativa esterna, inconcepibile e inaccettabile», prosegue l’ex segretario di Democrazia Proletaria.
L’ex leader del Movimento studentesco del ’68 spera in un nuovo “autunno caldo”
Anche in questo caso curiosamente immemore del fatto che gli agenti sono intervenuti proprio perché qualcuno – gli stessi che Capanna sollecita al «libero confronto in libera università» – ha cercato di impedire con la forze e la violenza che si svolgesse un convegno organizzato da chi non pensa come loro… E allora sì, caro Capanna, è vero e concordiamo sul fatto che – come ha ricordato lo stesso ex politico e immarcescibile attivista all’agenzia stampa – «il termine università richiama quello di “universale”. E che l’università è il luogo dell’incontro. Del confronto. Dello scontro dialettico. Delle idee».
Lo stesso Capanna che dichiara: «Negli atenei prevalga il libero confronto»… appunto!
Discordiamo, però e con veemenza, sulla chiosa del suo ragionamento. Che recita: «Non è in alcun modo accettabile un intervento della Polizia in questa materia». Perché inaccettabile è solo l’arroganza, la prepotenza, e la turbolenza con cui i soliti militanti si sinistra in servizio effettvio e permanente si arrogano il diritto di chi può o non può parlare. Di chi può o non può vivere l’Università e proseguire gli studi. Proprio perché, come sottolinea lo stesso Capanna, ironia della sorte e del messaggio che ha lanciato: «L’università non è una qualsiasi piazza. Non è una questione di ordine pubblico. Ma una questione di ordine culturale e etico»…