Scarpinato se ne faccia una ragione: a destra la lotta alla mafia è sempre stata una priorità
Giorgia Meloni ha spiazzato molti “osservatori” ponendo con forza, nelle sue dichiarazioni programmatiche, la centralità della lotta alla mafia nella Agenda del suo Governo. È la prima volta, almeno negli ultimi 20 anni di Storia Repubblicana, che questo avviene con tanta convinzione. Anche il nobile riferimento alla figura di Paolo Borsellino come ispiratore principale del suo stesso impegno politico, non ha certamente lasciato indifferenti tutti coloro i quali da sempre si riconoscono in un profilo legalitario della Destra politica italiana. Si resta invece perplessi, con qualche nobile eccezione, di come questo dato “storico” non sia stato sottolineato e salutato positivamente proprio da quei settori della sinistra che da sempre hanno lamentato disattenzione dei Governi della Repubblica che si sono succeduti, verso una volontà di contrasto alle Mafie espressa invece da Giorgia Meloni in maniera cosi netta e fin dalla enunciazione alla Camera e al Senato del suo Programma.
La lotta alla mafia e l’intervento di Scarpinato
In sede di dibattito al Senato si è avuta invece una sensazione opposta, soprattutto con l’intervento di Roberto Scarpinato. A Scarpinato, magistrato impegnato da sempre sul fronte della lotta alla Mafia, l’aria del Senato ha evidentemente fatto male e già annebbiato le idee, certamente anche per la volontà di confezionare un intervento di radicale antagonismo al nuovo Presidente del Consiglio. Per questo sua ricostruzione sui rapporti tra neofascismo, servizi segreti, strategia della tensione e stragi è risultata del tutto strumentale ma soprattutto falsa storicamente se rivolta a Giorgia Meloni ma anche alla storia del Msi o alla figura di Pino Rauti.
Quelle frange estreme di avventurieri…
Il mondo torbido di cui lui ha parlato è certamente esistito ma non ha mai avuto nulla a che vedere con la storia del Msi e della Destra politica italiana. Quel mondo è stato invece foraggiato dall’establishment con decisive ingerenze esterne. Un mondo caratterizzato da frange estreme di avventurieri, ma nemiche del Msi e invece a libro paga del potere e dei suoi risvolti più oscuri. Quel mondo torbido non ha quindi avuto nulla a che vedere con la storia del Msi.
Il coraggio degli uomini nella lotta alla mafia
La storia del Msi è quella di Angelo Nicosia, primo parlamentare ucciso dalla Mafia e quella di Beppe Niccolai, relatore della storica relazione in Commissione Antimafia considerata da Sciascia “la più lucida e puntuale della storia del Parlamento italiano”. È la storia di Pippo Tricoli, amico fraterno di Paolo Borsellino e protagonista di mille battaglia di legalità nella Palermo degli anni 70 e 80. È quella di Beppe Alfano, giornalista coraggioso trucidato per aver raccontato i nuovi assetti di Cosa Nostra, l’egemonia corleonese, i nuovi referenti in Sicilia Orientale con la supremazia della famiglia Santapaola. Ma questa storia è anche la storia di Paolo Borsellino, giovane dirigente del Fuan Caravella e protagonista alla Festa nazionale del Fronte della Gioventù nel 1990.
La storia del Msi e Paolo Borsellino
Paolo Borsellino candidato nel ’92 proprio dal Msi a Presidente della Repubblica, nel tentativo, risultato tragicamente inutile, di sottrarlo al fatale isolamento nel quale era stato relegato dai suoi nemici, anche oltre Cosa Nostra. Nessuno, neanche Scarpinato, può permettersi di infangare questa storia, che è anche la storia della mia generazione. Una generazione che ha sempre cercato verità e giustizia su Paolo Borsellino e che non ha mai esitato a indicare i nomi dei collusi e di chi, in toga e in divisa, lo ho tradito, condannandolo a morte. Una generazione che oggi ritrova finalmente quelle battaglie nelle parole di una giovanissima Presidente del Consiglio che proviene dalla stessa “storia” politica. E che ne ha raccolto il Testimone…