Strage di piazza della Loggia, chiesto il processo per Marco Toffaloni e Roberto Zorzi
Dalla nuova indagine sulla strage di piazza della Loggia, che ha portato oggi alle richieste di rinvio a giudizio come esecutori materiali nei confronti di Marco Toffaloni e Roberto Zorzi, emergerebbe, secondo il procuratore aggiunto della Procura di Brescia, Silvio Bonfigli, anche “un figura diversa, rispetto a quella data dalle sentenze precedenti, di Silvio Ferrari”, il ventenne bresciano di estrema destra morto a causa dell’esplosione di un ordigno pochi giorni prima della strage.
Secondo Bonfigli, dalla nuova indagine, Ferrari risulterebbe “una sorta di informatore, una persona coinvolta, certamente legata ai veronesi e più addentro rispetto all’immagine che ne era emersa”, ha sottolineato, in conferenza stampa, l’aggiunto bresciano. Che ritiene Toffaloni e Zorzi, di cui a 48 anni di distanza dalla strage di piazza della Loggia ha chiesto il rinvio a giudizio, “presenti e protagonisti nei giorni della strage”.
“Abbiamo degli elementi di carattere testimoniale”, ha assicurato Bonfigli.
Marco Toffaloni e Roberto Zorzi, entrambi veronesi, vicini a Ordine nuovo e ritenuti dagli inquirenti gli esecutori materiali della strage di piazza della Loggia, in cui il 28 maggio 1974 morirono 8 persone e ne rimasero ferite oltre cento, erano giovanissimi all’epoca dei fatti: il primo era ancora minorenne, il secondo appena maggiorenne.
Il loro è stato definito dal procuratore di Brescia, Francesco Prete un “concorso anomalo, perché il fatto li vede concorrenti, il processo no”, dal momento che per Toffaloni è competente il Tribunale dei minori.
Le due Procure, quella ordinaria e quella minorile, però hanno proceduto insieme, emettendo “contemporaneamente l’avviso di conclusione indagini, notificato per Toffaloni anche in Svizzera e ora la richiesta di rinvio a giudizio”, ha detto la procuratrice per i minorenni di Brescia, Giuliana Tondina.
L’indagine della Procura ordinaria e minorile di Brescia sugli esecutori materiali della strage di piazza della Loggia “s’innesta – sostiene Bonfigli – nel filone del Brescia ter. Non troverete – ha assicurato l’aggiunto – nulla di eccentrico rispetto a quell’impostazione”.
L’indagine si compone di “più fascicoli. Alcuni elementi nacquero nell’ultimissima fase del Brescia ter, nell’appello a Milano del 2014-15. Poi si sono aggiunte altre cose e copie di qualcosa fatto prima”, ha precisato la pm Caty Bressanelli.
Un procedimento “enorme per mole di atti”, lo definisce Bonfigli, sottolineando il “grandissimo sforzo per chiudere quest’ultima branca del lungo procedimento”.
Ad allungare i tempi “non solo la peculiarità di avere due imputati di dimensioni differenti”, ma anche “la difficoltà di operare le notifiche a due imputati che si trovano all’estero, che ha comportato dei rallentamenti”.
Toffaloni, infatti, risiede in Svizzera e ha cittadinanza elvetica; Zorzi alleva cani doberman negli Stati Uniti e ha cittadinanza americana.
È stata proprio la difficoltà a notificare i provvedimenti ai due indagati – hanno spiegato gli inquirenti – la ragione per cui le richieste di rinvio a giudizio arrivano mesi dopo la chiusura indagini, a fine 2021. Un lasso di tempo in cui non c’è stata ulteriore attività istruttoria.
I giudici dovranno esaminare tante carte
La dimensione del fascicolo potrebbe rallentare anche le fasi successive del procedimento: “Ci sarà la difficoltà di estrapolare da una mole enorme di atti quelli che riguardano le due posizioni che saranno valutate dalla Corte”, ha avvertito Bonfigli. Che non si aspetta che l’udienza preliminare si celebri prima di sei mesi, “perché i giudici dovranno esaminare tante carte. Però abbiamo aspettato tanti anni, potremo aspettare altri sei mesi per l’udienza preliminare”. A cui, “se ci sarà”, seguirà “un processo lungo”, ha detto l’aggiunto.
Non risulta che dall’indagine possano scaturire altre richieste di rinvio a giudizio, oltre a quelle di Toffaloni e Zorzi.
Molti protagonisti sono oramai morti
“Per la procura minorenni non c’è null’altro”, ha fatto sapere la procuratrice minorile di Brescia, Giuliana Tondina.
“Anche per noi – ha aggiunto Bonfigli – le posizioni sono piuttosto definite, anche perché il tempo qua ha fatto la sua parte e molti protagonisti”, sono nel frattempo morti.
Quello che ha portato oggi alla richiesta di rinvio a giudizio a carico di Marco Toffaloni e Roberto Zorzi come esecutori materiali della strage di piazza della Loggia è un “procedimento difficilissimo”, che – al di là “dell’accertamento delle responsabilità penali” – è ”interessante per il contesto storico che sta alla base, le riunioni di Parona (la caserma dei carabinieri, ndr), il ruolo del comando Ftase di Verona (il comando delle forze terrestri alleate per il sud Europa della Nato, ndr)”.
Il ruolo comando Nato a piazza della Loggia
Bonfigli lo ha detto, parlando “da vecchio consulente della commissioni per le stragi”. Nel tribunale lombardo si attende la decisione della corte d’appello sulla revisione del processo a carico di Maurizio Tramonte, l’ex-collaboratore dei servizi segreti che nel 2017 è stato condannato in via definitiva all’ergastolo per la strage di piazza della Loggia.
Se la Corte d’appello accogliesse la richiesta di revisione, questo “non toglierebbe nulla a quei principi ormai asseverati dalla sentenza della corte di Cassazione. Qualsiasi sia la decisione di oggi, il blocco della sentenza Conforti (dal nome della presidente della corte d’assise d’appello di Milano che, nel 2015, ha condannato per la strage Carlo Maria Maggi e Maurizio Tramonte, ndr) rimarrà”, ha assicurato il pm Bonfigli.
Quelli a carico di Toffaloni e Zorzi – ha sottolineato il magistrato – sono “procedimenti che s’inseriscono in quel solco”, ovvero quello della sentenza del 2015, che ha dichiarato la strage del 1974 “sicuramente riconducibile” alla destra eversiva, confermando anche il ruolo di apparati deviati dello Stato e dei servizi.
“In quest’ottica – ha concluso l’aggiunto – è una ricostruzione che procede” con i due procedimenti di oggi, i cui atti rappresentano “una lettura importante e interessante di quei fatti, anche sulle deviazioni” dello Stato.