Un po’ di autocritica a sinistra, Concita de Gregorio: “Qua manca il pane e parliamo di Resistenza?”

2 Ott 2022 17:46 - di Annalisa Terranova
Concita de Gregorio

Arriva in superficie, finalmente, quel malumore che prima era solo un gorgoglìo sommesso. Forse stiamo sbagliando qualcosa, si sono detti a sinistra. Ma cosa, cosa?, si sono chiesti da quelle parti.  Il dubbio deve avere preso corpo e forma se una come Concita de Gregorio, accusata da Nicola Zingaretti di essere una rappresentante della sinistra radical chic che lascia dietro di sé solo macerie, cambia note e registro. E azzarda un’insperata autocritica.

E già. Qua signori, scrive oggi Concita, andiamo verso un inverno di freddo e di economia di guerra. Guardiamo alla realtà, signori. Basta sviolinate ideologiche. Proprio così. Il lessico di Concita dunque è quello di una donna di sinistra che ha capito di avere esagerato con i giochini dialettici da gauche caviar. Per non dire di quell’altra battaglia del Pd sugli assorbenti gratuiti o con l’Iva quasi azzerata per combattere la discriminazione di genere. Un tema che non è tra i primi pensieri degli italiani, ecco.

Ecco che Concita se ne accorge con un po’ di ritardo e oggi scrive su Repubblica: “Presto, prestissimo, i prodotti essenziali saranno inaccessibili all’attuale fragilissima classe media e fra questi si annoverano senz’ altro gli assorbenti interni ma prima vengono il latte per i neonati, gli antibiotici per gli ammalati, la farina per tutti.Sono una paladina del diritto a dibattere di mestruazioni come di una circostanza necessaria alla vita, è senz’ altro una discriminazione ignorare le evidenze fisiologiche e, cambio tema, le identità percepite. Ma intanto, prima: non andare a vivere sotto i ponti, non mendicare e non morire all’addiaccio“. Insomma cosa manda a dire Concita ai compagni e alle compagne? Va bene lo schwa e il gender fluid, ma la politica dovrebbe occuparsi della realtà. Una sana, robusta iniezione di realtà.

Per cui conclude: “Diamo un’occhiata a quel che ci aspetta, serenamente, senza polemica, senza fughe in montagna che tanto poi ai disagi della Resistenza non è più allenato nessuno da almeno due generazioni. Ho visto in rete video di solidarietà alle donne iraniane in cui ragazze italiane – su Instagram, su TikTok – si tagliano gli ultimi due centimetri della fluente chioma trattata con prodotti volumizzanti, forse sponsor… Tagliarsi simbolicamente le code sfibrate ha lo stesso significato di un congresso del Pd con sedici candidati/e alla segreteria: nessuna consapevolezza della realtà, una spuntatina”.

E a proposito di consapevolezza della realtà, c’è poco da fare gli spiritosi sul ritorno di Berlusconi in Senato senza vedere che a sinistra c’è Piero Fassino “72 anni, torinese eletto in Veneto, alla settima legislatura”. Per dire: la gerontocrazia anche a sinistra qualche problemino lo crea. “Si conviene che il limite dei due mandati sia insensato – scrive Concita – ma forse dopo sei potresti insegnare, consigliare, fare accademia se credi e lasciare spazio a qualcuno che non sia necessariamente il tuo ex segretario – sto già parlando di altri – o la tua fidanzata, o tua moglie, tuo cognato. Perché poi se la gente non ti vota non è il nome del partito che devi cambiare, ma – con evidenza – il modo in cui funziona”. Uno sfogo, certo, un’acqua in tempesta dove galleggiano tuttavia verità che sembrava brutto dire da quelle parti e che qualcuno/a comincia, finalmente, a dire.

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