Altri guai per Soumahoro, due ex compagni denunciano: dove sono finiti quei soldi raccolti per i braccianti?
Mentre Marie Therese Mukamitsindo, suocera del deputato Aboubakar Soumahoro, eletto con l’Alleanza Verdi-Sinistra, è indagata per malversazione dalla Procura di Latina sulla gestione di due cooperative che si occupano di immigrati: l’ipotesi di reato nel fascicolo è di malversazione. E in attesa che si concluda oggi l’incontro “a tappe” tra l’esponente di Verdi e Sinistra e i vertici della sua alleanza di partito, sull’onorevole ex bracciante che si è presentato in Parlamento con stivali infangati e pugno chiuso, piovono nuove accuse. A puntare il dito contro di lui – riferisce un reportage di Repubblica e rilancia il Tgcom 24 – «due ex amici. Due compagni di lotta che denunciano: ha organizzato una raccolta fondi per i braccianti dei campi in cui lavorava, ma gli emarginati di quei soldi hanno visto soltanto una minima parte». E oggi i due accusatori, Sambare Soumaila e Alfa Berry, chiedono: «Dove sono finiti gli altri?»…
Nuovi guai per Soumahoro: in una lunga lettera l’accusa di due ex colleghi della Lega Braccianti
Un dubbio che, tra le righe di una lunga lettera arrivata anche alle forze di polizia, adombra un sospetto, e che alimenta la bufera sul neo-parlamentare, centrando nel mirino l’operato di quella Lega Braccianti fondata da Soumahoro con loro, che ne erano vicepresidenti. Un organo nato con il mandato di tutelare gli immigrati che popolano le baraccopoli di Torretta Antonacci, a Rignano in Puglia. O di San Ferdinando in Calabria. Quelle in cui si vive ai margini e in condizioni al limite: le stesse da cui proviene l’attivista oggi parlamentare. Le stesse in cui – registra nelle more la denuncia dei due ex colleghi – Soumahoro si recò nel dicembre del 2021, presentandosi vestito da Babbo Natale, ufficialmente a portare regali. Ma in realtà – aggiustano adesso il tiro gli ex amici indignati – «a farsi selfie». Arrivando ad intimare furibondi, sempre nella stessa lettera: «Non ti fare più vedere qui»…
La denuncia sulla raccolta fondi per i braccianti: nei campi solo pochi euro…
E aggiungendo a stretto giro nella denuncia messa nero su bianco: «Vieni solo a scattare selfie auto-promozionali, che è rimasta l’unica attività che vieni a fare tra le nostre baracche. Con quei selfie hai raccolto centinaia di migliaia di euro attraverso le donazioni di ignari benpensanti, ma ne abbiamo spesi meno della metà della metà della metà per portarci a ognuno di noi un pacco di pasta, un chilo di sale e 700 grammi di passata di pomodoro». Al centro della vicenda che annuncia nuovi guai per l’ex bracciante oggi onorevole, ci sarebbero dunque quei 250.000 euro raccolti proprio dalla Lega fondata da Soumahoro attraverso una sottoscrizione Internet e donazioni. Quel denaro, spiega il report di Repubblica e registra il Tgcom 24, era destinato agli abitanti di quei popolosi ghetti, duramente messi alla prova da condizioni di vita terribili a cui si era aggiunta la calamità della pandemia.
Gli ex colleghi che accusano Soumahoro: «Che fine hanno fatto gli altri soldi?»
Soumaila e Berry, nel puntare il dito contro Soumahoro, spiegano che «negli otto interventi della Lega tra Borgo Mezzanotte, Torretta Antonacci, Riace, Mondragone, Venosa e Rosarno. E tra mascherine e alimentari per i braccianti, sono stati spesi 55.000 euro. Più altri 4.500 euro per costi di trasporto». Ossia 60.000 euro in tutto. E il resto dei fondi raccolti? «Soumahoro – spiega l’inchiesta ripresa dal Tgcom 24 – aveva dichiarato di aver speso 120.000 euro quando in realtà, secondo i due ex vicepresidenti, le uscite complessive sono state la metà. E comunque ne mancano all’appello altri 130.000». E la domanda, tra dubbi e sospetti dei due accusatori, sorge spontanea: «Che fine hanno fatto gli altri soldi raccolti con la petizione?». L’ipotesi enucleata nella risposta che si danno gli stessi Soumaila e Berry – nel frattempo usciti dalla Lega e rientrati in Usb – lascia pochi margini al beneficio del dubbio.
«Quando ti abbiamo chiesto che fine abbiano fatto quei soldi, tu hai detto che servono per l’organizzazione, cioè per te»…
I due, infatti, come riferisce il reportage, spiegano che probabilmente «quei fondi sono andati nel nuovo soggetto politico-sindacale di Soumahoro, tra viaggi e spese di missione. Ma l’intento era di usare quei fondi per cibo, spese mediche, sostegni finanziari ai lavoratori che decidevano di scioperare». Pertanto, il j’accuse messo nero su bianco finisce così: «Quando ti abbiamo chiesto che fine abbiano fatto quei soldi, tu hai detto che servono per l’organizzazione, cioè per te, perché hai fatto tutto tu, presidente, vicepresidente, tesoriere. E noi?». Ai posteri, e agli approfondimenti del caso, l’ardua sentenza…