Altro che pace, a Milano va in scena la guerra nella sinistra: Calenda sfotte Letta e canta “Bella Ciao”
Si sono ritrovati in circa un migliaio alla manifestazione a sostegno del popolo ucraino organizzata a Milano dal Terzo Polo. Più del tema per cui era stata convocata, però, a catalizzare le attenzioni sono stati i temi politici, complice la partecipazione di Letizia Moratti, la cui possibile candidatura alla presidenza della Regione è diventata un nuovo terreno minato per la sinistra. Così le previsioni della vigilia su un braccio di ferro a distanza tra Giuseppe Conte, attivissimo per intestarsi la piazza di Roma, e Carlo Calenda, alla guida di quella di Milano, si è non solo concretizzata, ma acuita. E nel mezzo, come sempre, sono rimasti Enrico Letta e il Pd, presente un po’ di qua e un po’ di là, nella perenne attesa di decidere dove collocarsi.
I dem in piazza a Roma con Conte. E a Milano con Calenda
Dalla manifestazione di Roma alla quale ha partecipato, Letta ha fatto sapere che non c’è «nessuna polemica da parte nostra». E, d’altra parte, con diversi dei suoi in piazza era difficile sostenere il contrario. Presenti, tra gli altri, oltre ai big terzopolisti, da Calenda a Renzi, da Rosato a Bonetti, gli esponenti dem Pierfrancesco Maran, che è assessore comunale, il sindaco di Bergamo Giorgio Gori in collegamento, la consigliera regionale Carmela Rozza, i senatori Alessandro Alfieri, Pierferdinando Casini e il collega a Palazzo Madama, nonché candidato in pectore alla Regione Lombardia Carlo Cottarelli, il quale a margine della manifestazione si è detto disponibile a parlare di ticket con la Moratti. Lei ha replicato con un no comment e la questione tra i due per ora è finita così, non senza reciproche attestazioni di stima.
La guerra delle piazze: a sinistra tutti contro tutti
Resta invece apertissima quella tra le forze del centrosinistra che dovrebbero sostenere l’uno o l’altra o entrambi, a seconda di come si metteranno le cose. In barba alla parola pace che campeggiava sulla bocca di tutti, tra Roma e Milano si è assistito all’ennesima battaglia in campo aperto all’insegna del tutti contro tutti: Conte contro Calenda; Calenda contro Conte, ma anche contro Letta; Letta contro se stesso nella sua ostinazione morettiana a continuare a farsi del male. «L’altra piazza di Milano non ho capito se è per la pace e per la guerra», ha detto il leader M5s. «C’è una definizione per Conte: si chiama qualunquismo, e nella cultura italiana il qualunquismo è di destra, non c’entra niente con la sinistra», ha replicato Calenda, rendendo chiaro che il tema non è tanto con chi debba allearsi il Pd, ma chi debba accaparrarsene l’elettorato. Una gara a presentarsi come il leader più a sinistra nella quale Calenda ha anche giocato la carta “Bella Ciao”: «Noi siamo titolati a cantarla», ha rivendicato, prima di intonarla al termine del suo intervento dal palco.
Calenda canta “Bella Ciao” e sfotte Letta: «Qui non l’avrebbero contestato»
Ma Calenda non ha fatto mancare anche una stilettata diretta al segretario dem: «Mi dispiace – ha detto – che Letta non sia qui. Non sarebbe stato contestato. Qua c’è metà del Pd lombardo». E, ancora, «nessuno avrebbe contestato Enrico Letta, perché se c’è una cosa che va riconosciuta a Enrico Letta è la totale linearità sulla questione ucraina. E quindi qui sarebbe stato solo applaudito». Insomma, nessuna pietà per Letta, che è stato malamente contestato alla manifestazione romana e che, incurante nel poco edificante precedente di Laura Boldrini, ha comunque deciso di sfidare la sorte presentandosi in piazza. E confermando che nel tutti contro tutti a sinistra lui è il primo nemico di se stesso.