Bertinotti: «Il Pd si deve sciogliere: ha pensato solo al governo ed è stato un clamoroso fallimento»
Il Pd «si deve sciogliere», perché «si deve riconoscere che è diventato irriformabile», che è il punto di approdo di un «clamoroso fallimento». A pensarla così è Fausto Bertinotti, per il quale la sopravvivenza del partito «costituisce un impedimento a una nuova costituente della sinistra», per la quale nei giorni scorsi si è speso Achille Occhetto.
Bertinotti: «L’idea con cui è nato il Pd è clamorosamente fallita»
Per l’ex segretario di Rifondazione comunista, intervistato dall’agenzia di stampa Adnkronos, la prima cosa da fare è chiedersi «perché l’ipotesi in cui è nato il Pds prima ed il Pd poi sia così clamorosamente fallita». «Certamente – è l’analisi di Bertinotti – hanno inciso la responsabilità, gli errori dei gruppi dirigenti, ma c’è qualcosa di più. Ed è il fatto che tutto il ciclo che possiamo chiamare post comunista, post socialista, che ha voluto mettersi alle spalle il Novecento, afferrando per la coda il nuovo, è fallito e ha finito con il divorare la sinistra che è rimasta impigliata nella rete del nuovismo senza arte né parte».
I dem hanno perso l’anima pensando solo al governo
Dunque, «questa è la prima considerazione: non si può pensare di far rinascere la sinistra senza una discontinuità radicale con tutto il ciclo che è seguito la fine del partito comunista e socialista». Un ciclo che, per Bertinotti, «va messo in discussione radicalmente, perché è quello che ha portato la sinistra ad essere semplicemente una forza di governo; e perché ha sostituito il paradigma della governabilità con l’idea della trasformazione socialista». «Senza questa rottura di fondo che va alla radice dell’errore interpretativo con cui la sinistra italiana reagisce alla fine del Novecento – sottolinea l’ex presidente della Camera – non c’è verso di risorgere».
Un partito «irriformabile: deve ricominciare da capo»
«Ci sono momenti nella storia in cui bisogna riconoscere che il soggetto di cui si parla è diventato irriformabile: questo vale per le grandi storie come quella dell’Unione sovietica, ma anche per le piccole storie, i partiti», avverte Bertinotti, aggiungendo che non si può ignorare «il fatto che il Pd sia stato il partito del governo, connotando in questo senso i gruppi dirigenti, i modi di essere, le costruzioni del partito, la cancellazione delle agende culturali che animavano la storia precedente della sinistra italiana». «Ecco perché – sottolinea Bertinotti – per potere avere una credibilità il Pd deve uscire fuori da quel recinto e ricominciare da capo, non dall’esistente, perché nell’esistente il morto si mangia il vivo».
Il Pd ostacolo alla costituente di sinistra
Per questo la costituente caldeggiata da Occhetto non è percorribile senza lo scioglimento del Pd. Occhetto, aggiunge, «è sempre stato un dirigente politico generoso. Secondo me percorre però una nuova illusione. Perché il suo ragionamento, che insiste molto sui valori, non è formato su un’analisi materiale né dei processi né del soggetto politico». Inoltre, per Bertinotti non è corretta la lettura di Occhetto secondo cui per la sinistra «è più difficile che per la destra parlare semplice perché conosciamo la complessità». «Non è vero, anzi la sinistra ha avuto una chiave di volta straordinaria in quella cosa scioccamente demonizzata che è l’ideologia. Quando i socialisti e i comunisti hanno animato la storia del Paese lo hanno fatto. Con un rapporto di massa che tutti conoscono: insediamento sociale, partiti, sindacati, organizzazioni culturali, riviste, giornali, una rete enorme; e con una ideologia, una chiave interpretativa del mondo».
Bertinotti: «La sinistra non è complicata, è confusa»
«È la chiave interpretativa che ti consente non di banalizzare le interpretazioni, ma di spiegare in modo semplice le cose difficili. Se si vuole far capire cosa è il capitalismo si usano termini precisi, come “padroni”. Vede la storia come è chiara? È una semplificazione? No, è una chiave interpretativa: con addirittura una sola parola, si penetra un mondo», sottolinea Bertinotti, per il quale dunque «la sinistra non è complicata, è confusa». «Il problema è la sua rinuncia ad essere una forza antagonista. Il tema è lì. Alla conclusione del congresso di Epinay, Mitterand si rivolse all’assemblea di schegge socialiste e tradizioni francesi e disse: cari compagni chi non è contro il capitalismo esca da questa sala. Così si fonda qualcosa. Con scelte radicali, non con discorsi generosi».