D’Alema cita la lezione di sociologia di Storace: “Quelli che ti abbracciano ora, sono venuti prima da noi”

18 Nov 2022 19:29 - di Guido Liberati
D'Alema cita Storace

“Una piccola lezione di sociologia della borghesia italiana, sempre utile da tenere in tasca”: con queste parole Massimo D’Alema ha ricordato ieri, presentando a Napoli l’ultimo libro di Goffredo Bettini, ciò gli disse Francesco Storace nel 1996, dopo che il centrosinistra aveva vinto le elezioni. L’occasione è data dalla inconsueta collocazione del Pd: costretto, dopo molti anni al potere, a rivestire il ruolo di oppositore al governo Meloni.

 

“Può essere una buona occasione, un esercizio utile”, premette l’ex premier, osservando che l’opposizione può servire al Pd in primo luogo “per richiamare i dirigenti a occuparsi del partito e non del governo. E poi a occuparsi di sé stessi, incamerare energie, e fare un po’ di pulizia”, a cominciare dal “conformismo di quelli che vengono da te proprio perché sei al governo”.

D’Alema cita la lezione di Storace allo stadio Olimpico

Qui arriva l’aneddoto, ambientato allo stadio Olimpico, dove sia D’Alema che Storace si recavano per tifare Roma. Storace, dice D’Alema, “lo si direbbe fascista, tanto non si offende, però simpatico”. In quella circostanza Storace lo avvicinò e  – rivela Baffino – mi disse: “Ora ti do l’elenco di quelli che verranno da te, ti abbracceranno e ti diranno con le lacrime agli occhi ‘finalmente abbiamo vinto’. Sono gli stessi che sono venuti da noi“.

Da Papa Pio II a Ignacio Lula da Silva: il potere decide i seguaci

D’Alema aggiunge di non aver mai dimenticato quella lezione: “L’ho sempre tenuta a mente, perché quando sei all’opposizione vengono meno persone a trovarti”. Un comportamento ribaditogli più tardi, anche se in un contesto decisamente meno ameno, dall’attuale presidente brasiliano, Ignacio Lula da Silva: “Quando sono andato a trovarlo in prigione, mi ha detto: «Io mi ricorderò tutti quelli che sono venuti a Plan alto – al palazzo presidenziale – e anche quelli che sono venuti a trovarmi qui. Ma questi me li ricorderò meglio, perché sono stati di meno».

Del resto, un epigramma di Enea Piccolomini, eletto papa nel 1548 col nome di Pio II, aveva già sintetizzato mirabilmente la dinamica del potere: “Quand’ero solo Enea nessun mi conoscea. Ora che son Pio tutti mi chiaman zio.”

 

 

 

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