Esce “Il sequestro del Marò”, libro-intervista di Latorre e Capanna. La verità su un calvario lungo 10 anni

15 Nov 2022 17:00 - di Redazione

“Il sequestro del Marò”. Presentato alla Camera il libro intervista scritto a 4 mani da Massimiliano Latorre e Mario Capanna. “Mi sono sentito abbandonato, lasciato indietro, dimenticato. Sapevo di trovarmi schiacciato da qualcosa più grande di md. Che non accettavo e non potevo gestire”. Sono le parole del marò italiano. Accusato insieme a Salvatore Girone dell’omicidio di due pescatori indiani nel febbraio 2012 nella regione del Kerala. Un calvario giudiziario durato dieci anni che si è concluso con la piena assoluzione a gennaio di quest’anno.

Esce “Il sequestro del Marò” scritto da Latorre e Capanna

“Ero fermamente convinto della mia innocenza, ma da militare avevo il dovere di fidarmi, in silenzio”. Il libro spazza via le ombre e le accuse di colpevolezza che hanno perseguitato per un decennio il marò. Imbarcato, con Girone,  sulla petroliera Enrica Lexie con compiti di sorveglianza anti-pirateria. Quello con l’ex leader di Democrazia proletaria è un sodalizio letterario che si è via via trasformato in amicizia. Nato per caso in casa della giornalista Alda D’Eusanio. Una strana coppia quella nata tra l’ex leader del Movimento studentesco del ’68, antimilitarista convinto e un militare di carriera appartenente a uno dei corpi d’élite delle Forze Armate.

Una storia raccontata senza omissioni

“Chi leggerà questo libro – ha premesso Capanna – ci troverà la storia raccontata per intero. Senza omettere alcun particolare, con un lavoro certosino di verifica. Tutte le affermazioni, anche quelle più ‘impegnative’ che coinvolgono India e Italai, non possono essere smentite. L’autore è Massimiliano e io mi sono limitato a mettere ordine nelle parole.  “Nel capitolo ‘La trappola indiana’ viene fotografato l’adescamento da parte dell’India per far cadere nella rete la nave italiana prima. E di conseguenza Latorre e Girone”.

Solidarietà popolare e Ragion di Stato

Accanto all’ondata di solidarietà e alla straordinaria partecipazione popolare per la sorte dei due marò il libro documenta anche “la ragion di Stato”.  Tanti gli errori commessi nella vicenda – spiega l’ex leader dei movimenti giovanili del ’68. Nel libro si ricordano le dimissioni dell’allora ministro degli Esteri, Giulio Terzi di Santagata nel 2012 davanti alla decisione di rispedire Latorre e Girone in India. Il ministro disse testualmente che l’affaire marò era stato causato da un “vergognoso errore di Monti, su istigazione del ministro Passera”. Che intimarono il ritorno dei militari in India per evitare “i danni economici che avrebbero subito le nostre imprese come ritorsione”.

Latorre: volevo far conoscere la storia che mi è toccato vivere

“Questo racconto – scrive Latorre nel libro – nasce dal desiderio di far conoscere la storia, quasi incredibile, che mi è toccato vivere. Senza alcuna colpa, ma solo per aver fatto il mio dovere”. Il marò racconta di essere rattristato per il silenzio della politica e delle istituzioni all’indomani dell’assoluzione.  “Nessuno si è pronunciato sulle ragioni di un uomo e di un militare che è stato sempre ligio alle regole e alle leggi. Mi è pesata la mancanza di quella pacca sulla spalla… che sarebbe stata un conforto morale”. “Nonostante le tranvate che ho preso in questi 10 anni – conclude Latorre – voglio guardare il lato bello della vita. Quando mi specchio lo faccio serenamente, perché non ho mai avuto dubbi sulla mia innocenza. A volte penso che la malattia che ho avuto mi ha salvato. Dove sarei ora se non avessi avuto un attacco di ischemia? Di certo la malattia mi ha impedito di continuare a fare il mio mestiere”.

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