Foibe, il ministero dell’Istruzione demolisce oblio e negazionismo. Ecco le linee guida
Una pietra tombale su qualsiasi tentazione negazionista sul dramma delle foibe e l’esodo giuliano dalmata. Il ministero dell’Istruzione detta le “Linee Guida per la Didattica della Frontiera Adriatica”. Si tratta di un documento di 89 pagine pubblicato lo scorso 21 ottobre, ultimo giorno della gestione dell’ex ministro Bianchi. L’obiettivo è quello di fornire finalmente agli studenti un piano didattico sulle vicende della frontiera orientale. Culminate nella pulizia etnica degli italiani di Istria e Dalmazia ad opera di Tito. Perché la verità non sia affidata allo spontaneismo dei docenti. Spesso reticenti ad affrontare con obiettività una delle pagine più controverse e buie della storia italiana. Un lascito più che apprezzabile per il ministro dell’Istruzione Valditara.
Foibe, le linee guida del ministero dell’Istruzione
Le “Linee Guida per la didattica della Frontiera Adriatica” sono “un’espressione di impegno per ricordare e studiare le vicende delle Foibe”. Con il contributo delle Associazioni degli Esuli Istriani, Fiumani e Dalmati. E, si legge nella prefazione, costituiscono strumento pedagogico e didattico “per affrontare con rigore ed equilibrio le complesse vicende di queste terre e delle loro genti”.
Persecuzioni, violenze ed esodo
“L’argomento può proporsi come un caso di studio”, si legge nel documento ministeriale. “In grado di affrontare e comprendere i motivi per i quali determinati equilibri nei rapporti tra le popolazioni entrano in crisi. Perché ci sono ingiustizie, discriminazioni, negazione dei diritti di identità e di cittadinanza. Repressioni, persecuzioni, violenze, esodi, espulsioni”. Temi universali e tragicamente sempre attuali da contestualizzare storicamente. Tanti gli interrogativi. Chi sono le vittime e chi i persecutori. I motivi che hanno portato gli italiani ad abbandonare la propria terra. Ma anche come si è formata la memoria “a fronte di un lungo silenzio a censurare il dolore del distacco”.
La svolta di viale Trastevere
Una svolta decisiva da parte del ministero di viale Trastevere, ancora più efficace vista la provenienza dem dell’ex ministro Bianchi. A lungo assessore dell’Istruzione dell’Emilia Romagna. I relatori del programma sono una garanzia di profonda conoscenza della questione del confine orientale. Tra di loro, Raoul Pupo, dell’Università di Trieste. E Giuseppe Parlato, presidente della Fondazione Ugo Spirito e Renzo De Felice. E professore ordinario di Storia Contemporanea nella Università Internazionale (Unint) di Roma. Al documento hanno collaborato anche molte associazioni di esuli. E di promotori della memoria del confine orientale.
Un colpo definitivo alla tesi giustificazionista
Nelle linee guida ministeriali si fa giustizia della narrazione della sinistra radicale che ha giustificato l’orrore della pulizia etnica titina come reazione alla violenze dei fascisti. Su questo tema dolente le linee guida ministeriali sono epslicite. “Se nell’ambito di un’unità didattica sulle Foibe la maggior parte del tempo è dedicata ai precedenti di violenza del fascismo di confine. E delle truppe italiane in Jugoslavia, questa non va considerata come corretta contestualizzazione. Bensì quale mera elusione”.
Per troppi anni il dramma delle foibe e dell’esodo è stato rimosso dalla memoria collettiva. Ignorato dai testi scolastici, negato dalla cultura ufficiale. Fino all’instaurazione del Giorno del Ricordo (10 febbraio) la memoria di quelle tragedia è stata custodita dagli esuli e dai loro familiari. Il Ministero dell’Istruzione denuncia e ricorda il “triplice silenzio”. Il silenzio internazionale dovuto alla Guerra Fredda. Che dopo la rottura tra Stalin e Tito determinò la rottura delle relazioni da Occidente e Belgrado. Il doloroso e colpevole silenzio di Stato. E il silenzio del Pci. Il ministero dell’Istruzione ricorda che a lungo “il Partito comunista italiano evitò di parlare dell’argomento per non rendere evidente la propria posizione, legata anche alle indicazioni di Mosca, su quanto avviene lungo il confine nordorientale”.