Il D’Alema che non ti aspetti: «La Meloni? È la rivincita della politica sulla società civile»

10 Nov 2022 12:21 - di Francesca De Ambra
D'Alema

«Timeo Danaos et dona ferentes» («temo i Greci anche quando portano doni»). Certo, è alquanto esagerato scomodare Virgilio e l’Eneide. Ma la frase pronunciata da Laooconte alla vista del cavallo di legno sulla spiaggia di Troia ben s’attaglia alle lodi tributate da Massimo D’Alema a Giorgia Meloni. L’impensabile è accaduto durante la trasmissione di Agorà, su RaiTre, con ospite – appunto – il Baffino della sinistra. «Giorgia Meloni – ha esordito – è una donna capace, robusta politicamente, rappresenta molto più di altri quel mondo della politica che è stato così disprezzato e si è preso una rivincita». Parole inequivocabili, in cui – per altro – c’è il D’Alema vero, quello che crede nel primato della politica e che ha sempre guardato con aria inorridita i prestiti di personale umano provenienti dalla cosiddetta società civile.

Così D’Alema ad Agorà

«Meloni – ha ricordato ancora l’ex leader Dsera la segretaria del movimento giovanile del suo partito. È una donna che ha fatto politica e che ha fatto della politica una scelta di vita, io queste cose le apprezzo. Il paradosso – ha aggiunto – è che dopo tanto nuovismo noi ci ritroviamo al governo il partito più novecentesco che c’è. Certo, la tradizione del Novecento rappresentata da Fratelli d’Italia a me non piace, è l’altra rispetto alla nostra, però…». Ed è proprio quel «però» a cantare come una serenata. E sì, perché rende bene l’idea del disagio che D’Alema (ma non solo lui) vive nella barricata opposta a quella di Fratelli d’Italia.

«Il Pd è oggetto e non soggetto della politica»

L’identità perduta è il rovello intorno a cui si è attorcigliata la sinistra e in particolare il Pd, partito ormai privo di radici e che trova il proprio centro di gravità permanente solo nell’esercizio del governo. O, per i palati più forti, nella gestione del potere. «In questo momento – ha infatti sottolineato  D’Alema – il Pd appare più l’oggetto della politica che non un soggetto, nel senso che c’è chi lo vuole tirare da una parte, chi dall’altra, spero che si rimetta in grado al più presto di tornare ad essere un soggetto. I partiti – ha concluso – devono avere innanzi tutto una ragion d’essere prima che svolgere una funzione, penso che il Pd debba ripartire da questo».

 

 

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