Influenza, febbre alta fino a 40. I pediatri: «Studi pieni, quest’anno colpisce duro»
«L’influenza non è una banalità per i bambini e per i lattanti. E in questo momento la circolazione è altissima e, allo stesso modo, è altissima l’affluenza di piccoli pazienti nei nostri ambulatori. Abbiamo gli studi pieni, fra raffreddore, febbre, influenza. In particolare sono virus, e le infezioni respiratorie delle alte vie la fanno da padrone. Il ritmo è sostenuto, molto più dello scorso novembre. E non siamo ancora al picco massimo, perché da quello che osserviamo capiamo che siamo ancora in aumento. Settimana per settimana vediamo crescere i numeri. Davanti a questo quadro io ho solo un messaggio per i genitori: vacciniamo i bambini». A fotografare per l’Adnkronos Salute la situazione in età pediatrica, mentre ci si addentra nella stagione fredda, è Giuseppe Di Mauro, presidente della Sipps (Società italiana di pediatria preventiva e sociale)
Influenza, i pediatri Sipps: «L’apice sarà a dicembre»
«Stiamo quasi raggiungendo l’apice che stimiamo sarà a dicembre – spiega – e abbiamo ancora diverse settimane per vaccinare e prevenire. Il mio invito è a provvedere. In genere il picco dell’influenza arriva tra fine dicembre e primi di gennaio, ma sembra tutto un po’ anticipato quest’anno in termini di intensità, anche se il peggio deve ancora venire. E non dimentichiamo che per due anni la presenza ingombrante di Covid e le mascherine hanno spazzato un po’ via tutti gli altri virus e anche quelli influenzali. Quest’anno invece l’influenza è un po’ più aggressiva, nella qualità dei virus e nella quantità di casi. Le mascherine, che hanno protetto molto, si usano oggi negli ambulatori e in situazioni sanitarie, ma non a scuola, al ristorante, al supermercato, al cinema. Ovviamente non penso che dobbiamo tornare a usarle, specie i bimbi. Ma dico: vacciniamoci».
Influenza, l’alert per genitori e bambini
«Se in questi ultimi anni c’era Covid, a fine 2022 e nei primi mesi 2023» l’alert per genitori e bambini è «di fare attenzione perché c’è un’intensità importante di virus influenzali. Al Nord ancora di più, ma anche nelle regioni del Sud si sta vedendo una prevalenza forte di questa influenza. E sarebbe veramente un peccato non vaccinare, anche perché abbiamo tutte le armi, anche molto praticabili. Da qualche anno, per i bimbi dai due anni in su stiamo utilizzando un vaccino antinfluenzale spray nasale altamente efficace che permette di creare con un semplice atto medico non fastidioso per i piccoli uno scudo per un virus che può dare dei problemi importanti».
La Fnomceo: «Siamo a livelli di pre-allerta»
In campo anche la Federazione nazionale degli Ordini dei medici (Fnomceo). Per l’epidemia influenzale “siamo a livelli di pre-allerta”. La diffusione del virus procede rapidamente, quindi «l’uso della mascherina per contrastare i contagi, proteggersi e proteggere, è sicuramente un aiuto validissimo». A dirlo all’Adnkronos Salute è Filippo Anelli, presidente della Fnomceo, che consiglia l’utilizzo della mascherina anche per contrastare l’epidemia influenzale che quest’anno si presenta con una curva che fa presagire «un inedito picco anticipato a prima di Natale».
6,6 contagi su mille abitanti
«La situazione epidemiologica è a livello di pre-allerta perché siamo a 6,6 contagi su mille abitanti. E nel giro di qualche settimana supereremo i 10 per mille, dunque saremmo di fronte ad una epidemia seria – rimarca – Probabilmente l’apice lo avremo, come ho detto, nella settimana della feste di Natale, cosa che non succedeva da tanto. E considerando che in quel periodo le persone si spostano, escono, vanno a fare acquisti, la diffusione sarà rapida in quei giorni».
Febbre alta anche fino a 40
L’influenza, continua Anelli, «è caratterizzata da febbre alta, anche fino a 40, dura sei-sette giorni. Ha un impatto economico rilevante per la perdita di giornate di lavoro, è fortemente debilitante. Per contenere la diffusione di una malattia non banale, dunque, l’uso delle mascherine rappresenta uno strumento utile, visto che il virus si trasmette, come abbiamo imparato con il Covid, con le goccioline che possono essere diffuse parlando e anche a lunghe distanze con un semplice starnuto», conclude.