Italia, Grecia, Malta e Cipro alla Ue: “A noi l’onere più gravoso sui migranti. Ong violano le regole”
”L’Italia, la Grecia, Malta e Cipro, in quanto Paesi di primo ingresso in Europa, attraverso la rotta del Mediterraneo centrale ed orientale, si trovano a sostenere l’onere più gravoso della gestione dei flussi migratori nel Mediterraneo; nel pieno rispetto di tutti gli obblighi internazionali e delle norme dell’Ue”. E’ quanto affermano in una dichiarazione congiunta i ministri dell’Interno di Italia, Malta e Cipro e il ministro della Migrazione e dell’Asilo della Grecia. nella nota i ministri si rivolgono direttamente alla Commissione Europea e alla Presidenza, ritenendo ”urgente e necessaria una discussione seria su come coordinare meglio le operazioni nel Mediterraneo”.
Migranti, la nota alla Ue dei ministri dell’Interno di Italia, Malta,Cipro, Grecia
Prosegue la tensione tra Italia e Francia sulla questione dell’attracco della nave Ocean Viking della Ong Sos Méditerranée (con 230 persone a bordo) nel porto di Tolone; per risolvere la crisi tra i due Paesi si muove l’Ue, che sta cercando una mediazione. La Commissione, per bocca del vice presidente Margaritis Schinas, ha annunciato che sta lavorando a “un piano d’emergenza” e ha chiesto una riunione straordinaria dei ministri degli Interni, prima del Consiglio di dicembre. Intanto, arriva questa nota congiunta che mette molti punti fermi sulla questione.
“Serve una nuova politica europea condivisa tra tutti gli Stati membri”
”Abbiamo sempre sostenuto con forza la necessità di sviluppare una nuova politica europea in materia di migrazione e di asilo – si legge nella nota- ; realmente ispirata ai principi di solidarietà e responsabilità, e che sia equamente condivisa tra tutti gli Stati membri”. ”Il 10 giugno scorso – precisano i titolari dei dicasteri dell’Interno dei Pesi citati- abbiamo approvato una dichiarazione Politica che istituisce un meccanismo di relocation temporaneo e volontario; nonostante i Paesi Med 5 sostenessero uno schema di relocation obbligatoria”.
“Purtroppo – rilevano nella nota congiunta – il numero di impegni di relocation assunti dagli Stati membri partecipanti rappresenta solamente una frazione molto esigua del numero effettivo di arrivi irregolari che abbiamo ricevuto finora. Inoltre, a tutt’oggi il meccanismo si è dimostrato lento nel raggiungere il suo obiettivo dichiarato; di alleviare quell’onere a cui tutti noi, come Stati membri di prima linea, siamo costantemente esposti. In quanto finora solo un esiguo numero di relocation è stato effettuato”.
Italia, Malta,Cipro, Grecia: “Non possiamo essere gli unici punti di sbarco possibili”
”Tutto ciò è increscioso e deludente. Soprattutto in questo momento in cui i nostri Paesi devono affrontare sempre più frequentemente una pressione migratoria che sta mettendo a dura prova il nostro sistema di asilo e di accoglienza”. Sottolineano ancora i ministri di Italia, Malta e Cipro e Grecia: “In attesa di un accordo su un meccanismo di condivisione degli oneri che sia efficace, equo e permanente, non possiamo sottoscrivere l’idea che i Paesi di primo ingresso siano gli unici punti di sbarco europei possibili per gli immigrati illegali. Soprattutto quando ciò avviene in modo non coordinato sulla base di una scelta fatta da navi private. Che agiscono in totale autonomia rispetto alle autorità statali competenti”.
“Il ‘modus operandi’ delle navi navi private non in linea con le convenzioni internazionali”
”Ribadiamo la nostra posizione sul fatto che il modus operandi di queste navi private non è in linea con lo spirito della cornice giuridica internazionale sulle operazioni di search and rescue. Che dovrebbe essere rispettata – aggiungono ancora i ministri – . Ogni Stato deve effettivamente esercitare la giurisdizione e il controllo sulle navi battenti la propria bandiera. Nel pieno rispetto delle competenze degli Stati costieri; in conformità con il diritto internazionale, riteniamo urgente e necessaria una discussione seria su come coordinare meglio queste operazioni nel Mediterraneo. Anche garantendo che tutte queste navi private rispettino le pertinenti convenzioni internazionali e le altre norme applicabili; e che tutti gli Stati di bandiera si assumano le loro responsabilità in conformità con i loro obblighi internazionali. Chiediamo alla Commissione Europea e alla Presidenza di adottare le misure necessarie per avviare tale discussione”.