La Boldrini si veste da eroina, pronta a salvare la “patria progressista” dalla destra “cattiva”
Di sicuro non poteva mancare all’appello, Laura Boldrini. Fa suonare le trombe per annunciare la missione. Premette:«Non mi sono mai iscritta a un partito». Ma ora, continua, ha deciso «di prendere parte alla fase costituente del Pd. L’ho fatto con convinzione, non si può stare alla finestra o delegare altri. Bisogna creare una alternativa forte». A chi? A quei mostri cattivi della destra, sottintende. E così assume le vesti di eroina della sinistra, di colei che salverà la “patria progressista”.
Laura Boldrini in cerca dei delusi di sinistra
«Il Pd ha bisogno di nuove energie», spiega in un’intervista al “Corriere della Sera”. «Deve coinvolgere chi sta lontano, chi è deluso, chi non apprezza oggi questo partito. Non li dobbiamo aspettare ma dobbiamo essere noi ad andarli a cercare. Adesso è il momento di creare il partito che vorremmo, insieme. Se invece prevale la logica delle correnti questo partito sarà destinato a un declino inesorabile».
Il tocco da femminista: «Se non ora, quando?»
Le argomentazioni, però, sono sempre le stesse. «Con l’estrema destra al governo bisogna creare un’alternativa forte, ispirata ai valori della sinistra», dice ancora Laura Boldrini. Etichettare il governo di estrema destra ricalca la solita propaganda ipocrita. Niente di nuovo sul fronte progressista, quindi. Sembra la fotocopia delle dichiarazioni dem delle ultime settimane. «Il Pd deve avere un progetto di Paese chiaro e netto. Bisogna definirne l’identità, la cultura politica, il programma e il rapporto con la società, con tutte le problematiche che la compongono». E aggiunge il tocco da “femminista”: «Mi viene da dire “se non ora, quando?».
Gli errori commessi dal Pd secondo la Boldrini
Poi arriva la denuncia degli errori commessi dai democratici. Ossia, le scelte sbagliate che hanno condannato il partito alle ultime elezioni politiche. «Mi riferisco a riforme che hanno indebolito i diritti di lavoratori e lavoratrici». Ma anche «alle politiche sui flussi migratori che hanno delegato alla famigerata guardia costiera libica il controllo delle partenze dei migranti».