La lezione di Sangiuliano: «Con il mio ministero la cultura torna a essere anche religiosa»
«L’identità nazionale italiana è anche un’identità religiosa e con il mio ministero della Cultura, nel rispetto delle prerogative dello Stato, la cultura torna a essere anche cultura religiosa. Se lo mettano bene in testa. Se noi abbiamo avuto questo grande lascito dai nostri antenati, che sono stati l’Umanesimo e il Rinascimento, lo dobbiamo proprio a luoghi come questo, all’opera dei monaci Benedettini che hanno fatto fermentare quell’humus culturale dove poi sono nati l’Umanesimo e il Rinascimento». Sono le parole pronunciate dal ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, in occasione della cerimonia di donazione della Rocca Abbaziale alla città di Subiaco da parte dei monaci benedettini.
Sangiuliano sull’opera dei benedettini
Sangiuliano poi ha espresso il suo «sentito ringraziamento all’Abate Sua Eccellenza Meacci, persona alla quale, ho scoperto, mi uniscono molti ideali sull’essere cristiani. E ringrazio anche Francesco Lollobrigida che mi ha fatto scoprire questo luogo così importante e fondamentale non solo per la cultura italiana, ma europea. Qui nei secoli passati si è irradiato il pensiero cristiano che poi è anche il pensiero italiano. Se la grande cultura greca e latina, se il diritto romano, se la filosofia dell’antichità sono giunte alla elaborazione e alla speculazione dei nostri giorni, lo dobbiamo all’opera dei Benedettini».
«Tre grandi scrittori che appartengono alla cultura identitaria e nazionale»
Sangiuliano ha ricordato le riflessioni di «tre grandi scrittori che appartengono alla cultura identitaria e nazionale, Leopardi, Benedetto Croce e Alessandro Manzoni. Leopardi – ha sottolineato il ministro – nella canzone All’Italia ci fa capire quanto l’Italia sia soprattutto i suoi luoghi. C’è qui la totale unità fra la nozione di patria – e lo dico da patriota – e la nozione dei luoghi della patria. Benedetto Croce, che era un non credente, un laico e un liberale, scrive in un saggio sorprendente per l’epoca, Perché non possiamo non dirci cristiani. Ecco questo saggio ci insegna quanto l’identità italiana sia in debito rispetto all’identità cristiana, quanto anche chi si proclama non credente poi alla fine sia intrinsecamente cristiano nel suo pensiero e nel suo agire e quanto la morale dello Stato sia in debito rispetto alla morale cristiana, perché la morale, anche quella che troviamo nella nostra Costituzione repubblicana, è il frutto del pensiero cristiano». «E poi Manzoni che si converte il 2 aprile del 1810 e sviluppa la nozione di ottimismo cristiano e cioè la capacità di costruire, di progettare il futuro, come si è fatto qui oggi».
Recuperare la sacralità della vita
«Ma dobbiamo anche guardare avanti. E ha ragione il filosofo britannico Roger Scruton – ha sottolineato il ministro della Cultura – quando dice che dobbiamo respingere la decadenza della civiltà occidentale, dobbiamo reagire ed essere resilienti rispetto alla decadenza della civiltà Occidentale con un recupero della sacralità. Se noi recuperiamo la sacralità della vita e del nostro agire, noi rispondiamo alla decadenza della civiltà Occidentale. Noi oggi qui simboleggiamo con le nostre presenza un elemento molto importante e cioè il fatto che l’Italia è una super potenza culturale e che attraverso il recupero dei nostri beni architettonici e artistici e il rilancio delle nostre bellezze museali di cui disponiamo si possa realizzare anche un’operazione economica a vantaggio del Paese. Non è vero – ha poi concluso – che con la cultura non si mangia. Si mangia e anche bene».