La parola “drogato” deve diventare tabù: la dittatura sinistra del linguaggio fa altri danni
Nei rave gira la droga. E allora? Così replica il progressista autentico. Che aggiunge: drogarsi non è un reato, anzi è un nuovo diritto. Lo ha detto, per esempio, Michela Murgia: drogarsi e bere alcol fino a sfasciarsi non è reato. Lo ha ripetuto Corrado Formigli: drogarsi non è mica reato. Del resto una cultura anti-droga nel nostro paese non c’è e non c’è mai stata. Guai anche solo immaginarla.
Il tragicomico invito di Repubblica: aboliamo la parola “drogato”
Elena Stancanelli su Repubblica oggi chiude il cerchio: bisognerà, nel futuro, evitare di pronunciare la parola “drogato” che contiene in sé tali e tante accezioni negative. Il drogato perde il senso del limite e dunque può diventare pericoloso per sé e per gli altri? E che vuoi che sia. Non è un reato.
Stancanelli ci illumina. “Grazie alla cultura – argomenta – certe parole si sfilano dal nostro linguaggio, non sono più utili e vengono sostituite. Pensate alla parola drogato. A parte il ministro Matteo Salvini, l’ultima volta che ho sentito usare la parola “drogato” è stato in un paio di canzoni di almeno vent’ anni fa. Perché si tratta di una parola oscena, ma prima di tutto inadeguata… Drogato sarebbe chi fa uso di droga. In una versione traslata drogato è ogni giovane stramiciato, dondolante, ballerino, sbaciucchione, ogni giovane con l’aspetto di chi preferisce addormentarsi su una spiaggia che non in un letto. Ogni giovane, per chi usa il termine drogato come dispregiativo”.
Per Repubblica tutti i giovani sono drogati
Capito? Se dici “drogato” dici “giovane”. Che possano esservi giovani che non fanno uso di droghe è, per Stancanelli, ipotesi da non prendere neanche in considerazione. Ma la sua battaglia contro il linguaggio connotativo che non le piace non si ferma qui. Droga è tutto e niente. Mica solo sostanze nocive.
Il progressismo fricchettone e i suoi assurdi propositi
Anche le spezie, anche il caffè, anche i farmaci. “Credo che per droga – continua – il ministro Salvini intenda quella cosa che si fanno i giovani, sotto il cui effetto compiono nefandezze. Cioè oppio, morfina, eroina, cocaina, anfetamina, crack, hashish, marijuana, Lsd, mescalina, ketamina, psilocibina, ecstasy”. Ed è solo un elenco parziale. Ma esse – avverte – sono lecite o illecite a seconda dello “spirito del tempo”. Nel mondo del relativismo perfetto che sogna Stancanelli e con lei tutto il progressismo fricchettone, dunque, la parola droga sarà semplicemente abolita.
“Dire “la droga” è – conclude Stancanelli – come usare il termine omicidio sia per chi strangola la moglie che per chi schiaccia una zanzara contro il muro. È vero, sono due vite. Ma non è la stessa cosa. Facciamo così: rendiamo tabù anche questa parola oscena e inadeguata”.