La sinistra va all’attacco di Valditara anche quando ricorda l’orrore delle leggi razziali. Siamo all’assurdo
La sinistra ha ormai dichiarato guerra a Giuseppe Valditara, ministro dell’Istruzione e del merito. Qualunque cosa dica o scriva, qualunque data storica intenda sottolineare, per i sinistri col ditino alzato è sempre tutto sbagliato. O ambiguo. Anche quando verga parole di condanna contro le leggi razziali emanate durante il fascismo. E’ il colmo. Lo ha fatto due giorni fa ricordando il 17 novembre. Data nella quale il Regio decreto-Legge 17 novembre 1938-XVII, N.1728 “emanò i Provvedimenti per la difesa della razza italiana”. Valditara ha scelto di commentare l’anniversario scrivendo una lettera a La Repubblica. Innanzitutto ribadendo il suo diritto di ricordare anche quegli eventi storici per cui non è stata prevista, ancora, una ricorrenza ufficiale dallo Stato. Ma che “marcano tuttavia la nostra storia e che, come uomo politico di destra democratica, ritengo importante non dimenticare. Una di queste date è il 17 novembre”. Ottantaquattro anni fa, “fu ufficializzata in Italia dal regime fascista la teoria razzista”, ha scritto.
Leggi razziali, Il “Domani” e “Repubblica” non si accontentano delle parole di Valditara
Ha usato parole durissime di condanna il ministro: “Per la prima volta si affermava nell’ordinamento giuridico del nostro Paese l’idea aberrante che esistano razze biologicamente superiori e inferiori. Si arrivava così a proibire il matrimonio del cittadino con appartenenti a razze non ariane. Sulla base dei medesimi presupposti, l’articolo 1 comma 3 del codice civile avrebbe poi concepito una limitazione della capacità giuridica, per gli appartenenti a determinate razze”. Ebbene, neanche tutto ciò merita un plauso. Sul Domani il ministro viene redarguito aspramente. E su Repubblica Furio Colombo (sempre lui) approfitta dell’articolo del ministro per straparlare che in FdI non tutti la pensano come il ministro.
Valditara ricorda lo scempio del 17 novembre del ’38
Valditara ha commesso “un pasticcio” secondo il quotidiano di De Benedetti: “il concetto vuole esprimere uno spartiacque (prima il razzismo fascista non c’era, dopo sì) e racconta un punto di vista. Che però è storicamente inesatto”. E’ Francesco Filippi che sul quotidiano vuole cogliere in fallo il ministro. E ricordare che il razzismo del fascismo nasce molto tempo prima delle leggi del ’38.
Le pretestuose “scomuniche” a Valditara
“Tralasciando i molti esempi che raccontano di come il fascismo nasca movimento che ha nel razzismo biologico una delle sue componenti più solide, dall’odio anti slavo presente fin dai primordi all’enunciazione del concetto di “razza italica” – scrive- ; basta soffermarsi sulle leggi che esso mette in campo, e ben prima del 1938.
Il fascismo, da sempre razzista”. Insomma, uno scritto del ministro nato per ricordare una precisa data non viene letto per quello che è, ma per quello che non è. Il tutto per affermare che Valditara non sa o deforma la storia. Certo, lo scritto inviato a Repubblica non voleva essere una tesi filologica sull’anitisemitismo e il fascimo. Voleva ricordare l’evento preciso del 17 novembre del ’38 per mettere in guardia dai “rigurgiti di antisemitismo” ancora diffusi. Può farlo senza incorrere in scomuniche? No, a quanto pare.
Il Bignamino di storia del “Domani” contro Valditara
Il Domani si trasforma in un bignamino di storia che elenca tutti i provvedimenti che prima del ’38 stabilivano una discriminazione. E fa la morale: “È giusto ricordare i momenti del passato”, ma “è necessario farlo con il supporto dei fatti storici nella loro interezza, per evitare che la memoria pubblica si trasformi in una collezione di immagini parziali, e quindi incomplete”. Avrebbe voluto un trattato, una monografia. Fa ridere il fatto che ormai il ministro non possa invitare a una riflessione storica senza incorrere nei gendarmi della memoria. Le date da lui indicate dovrebbero sempre significare qualcos’altro. Non si può celebrare la data della caduta del Muro di Berlino perchè assieme al fatto in sé, bisogna parlare anche del fascismo. Insomma, la sinistra vorrebbe dettare modi, tempi e parole con cui il ministro si rivolge agli studenti o scriva a un giornale. Una crociata che definire assurda è dire poco. Il tutto oscurando la portata storica del suo rinovo contrattuale (con aumenti) ai docenti. Quando i suoi predecessori bighellavano con i banchi a rotelle.