L’attacco simultaneo delle Ong per forzare i confini italiani. Tre migranti si gettano a mare dalla Geo Barents
Sembra esserci una regia ben precisa dietro l’attacco simultaneo ai confini italiani da parte di alcune Ong che, sulla scia di quanto già fatto da Carola Rackete, cercano di forzare, tutte insieme, la mano del governo italiano sull’immigrazione.
Dall’Humanity 1 contestano la decisione del governo italiano di far scendere solo i fragili, donne e bambini, e non gli uomini che sono a bordo. E tre immigrati che si trovavano a bordo dalla nave Geo Barents di Medici Senza Frontiere, si sono gettati in acqua nel porto di Catania. Fanno parte del gruppo di 214 clandestini, a cui ieri non è stato concesso lo sbarco perché ritenuti non vulnerabili. I tre clandestini sono stati poi recuperati in acqua e ora si trovano sulla banchina del porto.
Contemporaneamente la nave Rise Above, della Ong Mission Lifeline, si starebbe dirigendo verso il porto di Reggio Calabria. A bordo ci sono 89 immigrati. La nave dell’Ong si trova da alcuni giorni davanti alle coste orientali della Sicilia.
“La situazione a bordo è molto tesa. Tra di loro non si comprendono e litigano. Anche con noi non comprendono cosa succede e non possiamo dare risposte. I tre che si sono buttati in mare e adesso sono sulla banchina del porto ed hanno espresso la volontà di chiedere asilo”, dice Juan Matias il Capo missione della nave Geo Barents parlando con i giornalisti al porto di Catania.
“I tre hanno fatto una lettera – aggiunge – che verrà presentata all’autorità competente. Gli sviluppi legali della Geo Barents sono complessi: ogni momento spuntano novità e dobbiamo mettere tutto insieme per rispondere senza sbagliare”.
“Ogni cosa è importante. Abbiamo chiesto alle autorità – evidenzia – di fare una rivalutazione delle persone a bordo perché abbiamo avuto casi di attacchi di panico. Non abbiamo avuto alcuna valutazione psicologica dei migranti a bordo, ma fino adesso nessuna risposta”.
“Sono tutti uomini di varie nazionalità tra cui Pakistan, Bangladesh, Egitto e un siriano (quello che si è buttato in mare) – continua. – Penso vi siano immigrati di otto, nove nazionalità”.
“Non lasciamo il porto per il momento – conclude – i soccorsi finiscono, come diciamo sempre, quando le persone sopravvissute vengono sbarcate in un luogo sicuro. Oggi i servizi sono stati coperti”.