Lazio, finalmente Zingaretti molla la poltrona della Regione: «Mi dimetto da presidente»
Finalmente. Ora che l’ultimo atto è consumato – la parificazione sul rendiconto generale della Regione Lazio – Nicola Zingaretti si dimette da governatore per dedicarsi a tempo pieno all’attività di deputato del Pd. «Quello di oggi – ha detto, cedendo a un minimo di tentazione retorica – è l’ultimo tratto di un lungo cammino. La mia partecipazione a questa seduta (l’udienza sul giudizio di parificazione, ndr) rappresenta infatti il mio ultimo impegno istituzionale come presidente della Regione Lazio. Tra poche ore rassegnerò le dimissioni: si chiude dunque un percorso iniziato quasi 10 anni fa». In compenso, inizia quello che porterà alle elezioni per il rinnovo degli organi regionali. Anche nel Lazio, come in Lombardia, la sinistra si presenta divisa ai nastri di partenza.
Zingaretti ha governato con M5S e Terzo polo
Zingaretti ha governato tanto con i 5Stelle quanto con il Terzo polo. Una premessa rivelatasi tuttavia non sufficiente a far convergere tutti su un unico nome. Calenda ha lanciato in pista quello di Alessio D’Amato, assessore alla Sanità di Zingaretti, ma senza incrociare la disponibilità degli altri. Il Pd l’ha considerata infatti una scelta unilaterale e strumentale mentre Conte scarta tutto ciò che può condurre ad un accordo. A prescindere, direbbe Totò. Nel caso di specie ha ricicciato la storia del termovalorizzatore di Roma (voluto in realtà dal governo) per rispondere picche all’offerta di alleanza di Letta.
Sinistra spaccata come in Lombardia
Zingaretti lascia dunque una Regione tutt’altro che pacificata nella sua coalizione di governo. Egli stesso ha dovuto replicare ai 5Stelle per ricordare che la scelta dell’impianto per i rifiuti lo ha voluto Draghi con il sindaco di Roma Gualtieri e non la regione Lazio. Ha però dimenticato di riferire che lui quella stessa decisione l’aveva avallata via social il 22 maggio: «Su termovalorizzatore – aveva scritto in un tweet – sono con Gualtieri, bisogna che Roma si doti di impianti». Un vuoto di memoria funzionale a favorire un nuovo accordo con i 5Stelle che, almeno per ora, non appare probabile.