L’indecente tiro al bersaglio della Stampa contro lo staff di Sangiuliano. Siamo alla schedatura stile anni 70

19 Nov 2022 10:14 - di Vittoria Belmonte
la Stampa Sangiuliano

La Stampa diretta da Massimo Giannini è un distillato di faziosità e livore. Lo sanno ormai gli stessi lettori. Daniele Capezzone ha paragonato il giornale alla Lotta Continua degli anni di piombo. Un accostamento azzeccato. Basta leggere l’articolo odierno in cui si prende di mira lo staff del ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano. Magari poi la Cuzzocrea se ne uscirà dicendo che si tratta solo di “cronaca”, nessuna “polemica”, come sulla figlia della Meloni. Ma a noi sembra anche più che polemica. A noi sembra killeraggio.

Cominciamo dal titolo: “Sangiuliano, nello staff anche Merlino, il controverso autore di “Foiba rossa”. Perché “controverso”? Lo scopriremo leggendo. Intanto ci limitiamo ad annotare che “controverso” vuol dire persona dubbia, discussa, oggetto di polemica. Insomma, è il sottotesto, uno che non dovrebbe stare dove sta. Ma andiamo avanti.

L’attacco del pezzo è una presentazione dei collaboratori del ministro. Presentati come una conventicola di fascio-reazionari. Una cupoletta di cui diffidare. Un pericolo. Eccolo: “La portavoce col rosario al collo in tv. La consigliera direttrice d’orchestra che vuole esser chiamata direttore. Il capo della segreteria tecnica che anni fa pubblicò , per una casa editrice vicina a CasaPound , un fumetto revisionista sulle foibe“.

La collaboratrice col crocifisso è Marina Nalesso, la conduttrice del Tg2 che “fece notizia presentandosi più volte sul piccolo schermo, in prima serata, con croci e rosari al collo”. Detta così, pare che la Nalesso si abbigliasse come la Madonna di Pompei. Invece, semplicemente, portava un crocifisso al collo come milioni di italiani e italiane. Ma ciò basta per far diventare la croce marchio d’infamia. Cui se ne aggiunge un altro: Marina Nalesso sarebbe anche no vax, stando alle “chiacchiere di alcuni colleghi in Rai“.  E così, la Stampa mette fuori gioco la Nalesso, con le sue infamanti notizie: cattolica e contro i vaccini. ‘Na schifezza. 

Quindi, arriviamo al tocco di magistrale antifascismo. La Stampa ci spiega che Emanuele Merlino nel 2018 pubblicò un fumetto sulle foibe. Fumetto che oche righe prima viene definito “revisionista”. Ma quando mai? Il revisionismo sulle foibe lo fa solo l’Anpi, per la cronaca. E il comunista duro e puro Eric Gobetti. Cioè cercano di giustificarle. Filone cui non appartiene quel fumetto. Comunque, il solo titolo, “Foiba rossa”, con quella sfumatura cromatica indigesta, è sufficiente per bollare Merlino con un primo marchio d’infamia. Poi il fumetto venne editato da una casa editrice vicina a CasaPound, secondo marchio d’infamia. Quindi il fumetto venne contestato dall’Anpi e bollato come propaganda nazifascista perché lo si voleva distribuire nelle scuole, terzo marchio di infamia. Infine, Emanuele è figlio di Mario Merlino, “processato e assolto per la strage di Piazza Fontana”, quarto marchio di infamia.

Su Beatrice Venezi, la direttrice d’orchestra che vuol farsi chiamare “direttore”, non trovano molto da dire, se non che avrebbe “soffiato” il posto a Morgan. Si cerca di fare polemica, ma lo stesso Morgan ha risposto che a lui quella nomina non dispiace. E ha fatto i suoi auguri alla Venezi. Resta dunque da sottolineare quel suo volersi chiamare “direttore”, così come Meloni vuol farsi chiamare “il presidente”. Già, ma alla sinistra queer che gliene frega? Non dovrebbe interessarsi troppo di questi dettagli sul maschile/femminile che l’idoelogia gender nega in nome della fluidità. Ma quando si tratta dello staff di Sangiuliano tutto torna comodo, a cominciare dalla schedatura stile anni Settanta. Un metodo odioso che ritenevamo seppellito per sempre. E invece…

 

 

 

 

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