L’Iran rilascia Alessia Piperno. Meloni ringrazia 007 e Farnesina: «Lavoro paziente e fattivo»
Alessia Piperno, la 30enne blogger italiana arrestata in Iran lo scorso 28 settembre e detenuta nel carcere di Evin a Teheran, è stata rilasciata dalle autorità locali e si appresta a tornare in Italia. È quanto rende noto una nota di Palazzo Chigi, che ha sottolineato l’«intenso lavoro diplomatico» a base del rilascio della nostra connazionale. La notizia della liberazione della Piperno è arrivata mentre il premier Giorgia Meloni si trovava in conferenza stampa con il Segretario generale della nato Jens Stoltenberg.
La Piperno era detenuta a Teheran
«Mi perdonerà il segretario Stoltenberg se faccio una cosa irrituale – aveva esordito il presidente del Consiglio -, ma avrete saputo che Alessia Piperno sta tornando a casa. Io volevo ringraziare il nostro servizio di intelligence, il sottosegretario Mantovano e il ministero degli Esteri per il lavoro straordinario e silenzioso fatto per riportare a casa questa ragazza». Subito dopo Meloni, informa ancora la nota di Palazzo Chigi, «ha informato i genitori della ragazza nel corso di una telefonata». Come si ricorderà, era stato il padre di Alessia, Alberto, a lanciare un appello dopo che aveva saputo che la figlia era stata arrestata in Iran. Le comunicazioni della ragazza con la famiglia si erano infatti interrotte il 28 settembre, giorno del suo compleanno.
La disperazione del padre
«Anche il suo ultimo accesso al cellulare riporta quella data aveva ricordato il padre -. Stamattina arriva una chiamata. Era lei che piangendo ci avvisava che era in prigione. A Teheran. In Iran. Era stata arrestata dalla polizia insieme a dei suoi amici mentre si accingeva a festeggiare il suo compleanno. Sono state solo poche parole ma disperate. Chiedeva aiuto». Improntate ovviamente a soddisfazione le prime reazioni alla notizia del rilascio della Piperno. Il ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida ha parlato di «splendida notizia» e ha ringraziato la Meloni, il ministro Tajani e «tutti coloro che hanno contribuito, attraverso un silenzioso e intenso lavoro diplomatico, al raggiungimento di questo risultato».