L’Opa di Conte sul Pd parte dal Lazio: detta le condizioni e affossa Letta. «Con questi non si parla»

8 Nov 2022 18:41 - di Valeria Gelsi
conte pd

Prendere o lasciare, spianando la strada per la seconda opzione. Per le regionali del Lazio Giuseppe Conte non chiude apertamente al Pd, ma lancia quello che di fatto è un ricatto: in conferenza stampa parla della necessità di «un programma autenticamente progressista», dice che non saranno ammesse scelte come l’inceneritore, fa riferimento alle nomine nella sanità dettate dalle correnti e, già che c’è, oltre a spiegare che con l’attuale dirigenza dem non si può parlare, spiega anche che sulle Commissioni parlamentari auspica un passo indietro dei volti già visti. Insomma, non dice che vuole pesare sul congresso prossimo venturo e che vuole decidere lui chi deve stare nel Copasir e in Vigilanza Rai, ma poco ci manca. E non sfugge che la conferenza stampa sia stata convocata in fretta e furia proprio all’indomani del sondaggio Swg per Mentana che ha certificato il sorpasso pentastellato sui dem.

Conte si intesta il progressismo e ribadisce il no a Renzi e Calenda

Conte ha parlato della volontà di mettere in campo un «programma radicalmente progressista, autenticamente innovativo, in grado di cambiare il volto della regione». Cosa che, ha aggiunto ringraziando gli assessori M5S che il Lazio lo guidano spalla a spalla con Zingaretti, «non significa disconoscere i buoni risultati amministrazione regionale uscente». Ma, ha sottolineato, serve una «proposta politica forte, senza ambiguità su temi fondamentali come sanità, lavoro, ambiente», anche perché «le recenti elezioni ci hanno insegnato che la logica del voto utile non paga». Il leader M5s, ripetendo più volte la parola «progressisti», quindi, si è appellato non solo alle «forze politiche», ma anche a quelle «sociali e civiche» che vorranno starci. O, forse più correttamente, che vorranno stare alle sue condizioni. Va da sé, comunque, che Renzi e Calenda non sono contemplati, viste la loro «logica dell’insulto e la volontà di annientare il M5s».

Il messaggio al Pd: ora è il M5S che detta la linea

Nel merito Conte ha parlato dell’inceneritore, che è «fumo negli occhi dei cittadini» di un fallimentare Gualtieri e che si deve superare con interventi più innovativi; della centrale Enel di Civitavecchia, che va convertita; delle nomine in sanità che vanno fatte senza logiche di partito e correntizie; della contrarietà all’autostrada Roma-Latina. Ma è chiaro che tutto mirava a indicare un solo punto programmatico fondamentale: ora si fa come diciamo noi. «Da qui si parte e – ha detto Conte – vediamo quali saranno le forze sociali, civiche, che vorranno lasciarsi coinvolgere da questo progetto». Punto di partenza piuttosto esplicito anche per il seguito del ragionamento sul fatto che «poi il programma articolato sarà scritto dalle forze politiche che aderiranno» e con le quali si andrà a «individuare un candidato che possa essere interprete di questo programma».

L’Opa sul nome del candidato

«A differenza di quello che leggo sui giornali sulle candidature di esponenti di correnti, noi diciamo che lavoreremo insieme per individuare il candidato», ha quindi aggiunto Conte, sostenendo di non avere un nome in mente e mandando l’ennesimo messaggio ai dem, nelle cui file in queste ore prende sempre più quota il nome di Alessio D’Amato, assessore a quella Sanità che il leader M5S ha indicato fra gli esempi di malagestione.

Conte: «Con questi vertici del Pd difficoltà a sederci allo stesso tavolo»

“E a Bettini che auspica l’alleanza M5S-Pd cosa dice?”, è stata una delle sole cinque domande ammesse. «Bettini è un amico, ci sentiamo spesso, però occorre qualche chiarimento». E lui, Conte, il chiarimento l’ha dato: «Io ho detto che con questi vertici del Pd abbiamo difficoltà a sederci allo stesso tavolo», ha spiegato, ricordando gli affaire inceneritore (ancora una volta), riarmo, candidatura dei fuoriusciti M5s con il Pd. E poi che «quando i sondaggi ci davano al 6-7% il Pd ne ha approfittato per darci il colpo di grazia, per trattarci come appestati. Noi non portiamo rancore, ma voglio dirlo a tutto il Pd che ora si sbraccia per chiederci un atto di generosità: non ci può essere generosità se significa annacquamento dei nostri programmi. Chi c’è è benvenuto, purché ci sia lealtà e correttezza e sposi un progetto politico serio».

L’«auspicio» sulle Commissioni parlamentari

Dunque, dalla risposta della prima domanda si apprende che Conte intima un cambio di vertici al Pd. Dalla risposta a un’altra che a questo punto vuole condizionarne anche la vita parlamentare. “Questo rapporto difficoltoso con il Pd può avere conseguenze su Copasir e Vigilanza (le commissioni la cui presidenza spetta all’opposizione, ndr)?”. «Direi di no», ha risposto Conte, aggiungendo però che «io raccomando in punta di piedi  e con grande umiltà che ci sia un segnale di rinnovamento anche in queste istituzioni». «Tutte le forze politiche dovrebbero operare un gesto rinnovamento, di discontinuità con nuovi volti», ha detto l’ex premier aggiungendo che così si può arrivare a una «indicazione convergente anche per presidenze» e riferendo di aver lui stesso rifiutato ai suoi di mettersi in campo per il Copasir.

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