L’ultima barzelletta degli intellettuali pro Saviano: “Dire bastarda alla Meloni è una licenza poetica”
Al peggio non c’è limite, certo, ma se difendere Roberto Saviano per solidarietà politica e morale (o immorale) in un processo nel quale tutti sanno che ha offeso e non certamente espresso un’opinione, può essere sbagliato ma comprensibile, ma quando si prova a ragionare in termini “poetici” su un insulto, allora siamo nel campo del delirio. Accade così, il giorno dopo la prima udienza per il processo a carico dello scrittore di Gomorra per aver dato dei “bastardi” a Giorgia Meloni e a Matteo Salvini, con un famoso scrittore italiano, Donato Carrisi, che così si esprime sul comportamento dell’amico.
Donato Carrisi sostiene Saviano e la tesi della licenza poetica per il “bastarda” alla Meloni
Ha ragione Saviano quando dice che, da scrittore, può definire ‘bastarda’ Giorgia Meloni?, gli viene chiesto. E lo scrittore di gialli: “Dipende se ci si appella alla licenza poetica, in questo caso sì, altrimenti no. Quando determinate parole vengono usate da uno scrittore hanno molteplici significati, non bisogna fermarsi a quello letterale. I giudici sapranno dirimere la questione comunque”, dice Donato Carrisi, ospite di Un Giorno da Pecora, su Rai Radio1.
Nel caso a cui si fa riferimento, il termine ‘bastarda’ dunque vale meno della sua accezione comune? “Non è che valga meno ma ha un significato molteplice, perché serve a sdoganare un termine in un determinato ambito, probabilmente un certo tipo di protesta che nasce dal cuore e non dalla pancia, per cui anche l’origine di questa protesta è importante”, si arrampica sugli specchi Carrisi. Solo qualche anno fa, lo stesso, aveva twittato in difesa del suo collega: “Un Paese in cui uno scrittore è costretto a girare con la scorta non merita le parole. Solo silenzio. Con Saviano sempre”.
Anche quando ha torto, avrebbe dovuto aggiungere.