Massimo Giannini e la sindrome di Hikikomori: vive recluso nelle sue convinzioni androgine
Riceviamo e volentieri pubblichiamo.
Sembra impossibile ma è accaduto veramente. Stamani, il direttore de La Stampa, Massimo Giannini, ha trovato il modo di criticare la scelta del presidente Meloni di portare la piccola figlia Ginevra con sé nel viaggio in Indonesia. Il direttore di questo giornale, che ha abbondantemente superato Repubblica (di cui è stato vice direttore) in una faziosità così estrema che è complicato anche analizzare in termini psicanalitici. Giannini ipotizza un senso di colpa di Giorgia Meloni verso la figlia, rimuovendo con questa affermazione cinquant’anni di battaglie femministe. Nell’elaborazione della teoria freudiana, Jacques Lacan affronta il nucleo della nevrosi addebitandola anche e soprattutto all’ambiente e non solo, come il grande autore viennese, all’istinto sessuale della prima infanzia.
Massimo Giannini e le critiche al presidente Meloni
La nevrosi di Giannini è nello specchio di un’affermazione che non è solo assurda, inconsistente e offensiva, che non solo vuole inficiare il diritto acquisito di essere donna, madre e lavoratrice, ma che nasconde un maschilismo becero, antropologico, resuscitato da una posizione di apparente progressismo. Giannini è un Hikikomori che vive recluso nelle sue convinzioni androgine. Era prevedibile che la prima donna premier facesse emergere questa latente predisposizione pansessualista di intellettuali di sinistra che non hanno risolto i loro conflitti inconsci. Una volontà di potenza che perplime e che induce a pensare a una regressione culturale di questa presunta élite. Avremo altre manifestazioni prossimamente? È probabile. E certo non vorremmo essere nei panni di tante donne di sinistra che vedono ogni giorno polverizzare certezze di un passato che restituiscono un presente triste. Assai.
*Vice capogruppo FdI Camera