Merlo vaneggia: anche la destra ha avuto i suoi rave party, erano i Campi Hobbit…

7 Nov 2022 17:31 - di Riccardo Angelini
campi hobbit

E’ sempre più difficile seguire la logica di Francesco Merlo. Vittima di un appannamento che a volte gli fa saltare a piè pari il principio di non contraddizione. Una cosetta semplice: se A è A non può essere non A.

Preso dal furore difensivo dei rave party contro le norme “liberticide” Merlo intanto ci spiega la crudeltà “gentile” del governo che fa manganellare i giovani della Sapienza che volevano impedire a Capezzone di parlare. Episodio che ha avuto più spazio, qui da noi, delle manganellate troppe volte letali che in Iran stanno colpendo dissidenti e donne: l’ultima vittima è la studentessa Nasrin Ghadri, colpita alla testa dalla polizia mentre partecipava alle proteste. 

Ma il picco dell’illogicità Merlo lo tocca dopo: “Giorgia Meloni, in conferenza stampa, – scrive –  sembrava non capire che quella anti-rave è una legge, già in vigore, che mette fuorilegge il suo passato, i Campi Hobbit, la Generazione Atreju“.  Ecco, qui è davvero come dire che A è uguale a non A. E purtroppo per Merlo non si può fare. I Campi Hobbit furono una festosa irruzione su temi prima preclusi a una destra muscolare ed ebbero il valore di una trasgressione tutta interna al mondo della destra. Si dibatteva, si discuteva, si cantava e si creavano legami comunitari. Cosa c’entrano i rave party dove ci si stordisce? E dove si ammucchiano migliaia di persone che tra loro neanche si conoscono? E dove non c’è alcun progetto politico che unisca i partecipanti?

Poi Francesco Merlo va ancora oltre citando una canzone degli Amici del Vento, gruppo musicale di destra degli anni Settanta: “Se mille son le storie che il vento porta via, / questa è la nostra storia, generazione mia“. Potrebbe essere l’inno del rave di Modena, di una festa selvaggia di giovani alternativi, com’erano anche loro, i cuori neri di Giorgia”. E no. Non c’erano feste selvagge. Ma c’era spirito alternativo, quello sì. Lo stesso che, se la polizia faceva le sue brave cariche, non ti portava a piagnucolare su La7 come avvenuto per gli “eroici” studenti della Sapienza. La canzone degli Amici del Vento raccontava di una vera discriminazione, di una generazione isolata e ghettizzata, segnata a dito, ostracizzata. Altro che le feste selvagge e tossiche che Merlo difende. E al quale Meloni ha già risposto quando ha detto: “Io non posso certo fare leggi che vietino il diritto di manifestare, sarebbe contro tutta la mia storia”. A volte basta saper ascoltare, anziché scrivere baggianate.

 

 

Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

ARTICOLI CORRELATI