Migranti, il metodo “spregiudicato” delle Ong: ecco come operano nel Mediterraneo
Lo scontro durissimo con il governo francese sui ricollocamenti accende ancora una volta i riflettori sulle Ong che ogni anno traghettano migranti sulle coste italiane. I numeri parlano chiaro. Come ricorda il Giornale in un articolo dal titolo Così le Ong “sequestrano” per giorni i clandestini, dal primo gennaio del 2022 al 10 novembre il Viminale ha registrato circa 90mila ingressi: di questi quasi 11mila migranti, più del 10 per cento del totale, sono stati recuperati nel Mar Mediterraneo da navi delle organizzazioni non governative.
Ong, il report di Frontex
Nei giorni scorsi, come riporta il quotidiano milanese, un documento riservato di Frontex, l’Agenzia per la protezione delle frontiere esterne dell’Ue, definiva la presenza delle navi delle Ong davanti alle coste libiche della Tripolitania come di un «fattore di attrazione» per i migranti.
Infatti, spiega il Giornale, dal report emergeva come «in assenza delle imbarcazioni che pattugliano il tratto di mare di fronte a Zuara, hub libico da cui prende il largo il 40 per cento di chi si avventura lungo la rotta del Mediterraneo Centrale, “molti rifiutano di partire”».
Il modus operandi delle Ong finisce sotto i riflettori
Ma a creare polemiche è anche il modo in cui operano le Ong. Il Giornale prende in esame i casi della Ocean Viking, della Humanity1 e della Geo Barents di Medici Senza Frontiere. Per quanto riguarda la prima nave, osserva, il primo soccorso in acque internazionali è avvenuto “il 22 ottobre, ma invece di condurre i 34 migranti in porto il giorno dopo ne recupera altri 39”. Complessivamente, dal 22 al 26 ottobre, la nave di Sos Mediterranée ha effettuato sei operazioni di trasbordo nelle zone Sar libica e maltese, “recuperando 234 disperati”. La seconda nave, ovvero la Humanity 1 che batte bandiera tedesca, “ha completato tre interventi di recupero dal 22 al 24 ottobre”. Infine, osserva ancora, la Geo Barents di Medici Senza Frontiere ha portato a termine “sette interventi dal 27 al 29 ottobre per arrivare in porto soltanto il 6 novembre”.
“Vere e proprie missioni di ricerca”
«Qualcuno fa notare – scrive il quotidiano milanese – che non si tratta di operazioni di soccorso ma di vere e proprie missioni di ricerca che si concludono solo quando si raggiunge un numero congruo per lo sbarco. Un metodo spregiudicato, messo nel mirino anche Oltralpe, dove il nuovo presidente del Rassemblement National, Jordan Bardella, ha chiesto al Parlamento Ue di istituire una commissione di inchiesta».