Migranti: la sinistra filosofeggia, gli scafisti incassano 70mila euro a viaggio. Retata di tunisini e italiani

17 Nov 2022 9:13 - di Leo Malaspina

Per raggiungere le coste siciliane partendo dalla Tunisia bastavano meno di quattro ore. A promuovere l’organizzazione criminale che organizzava le traversate dei migranti dalla Tunisia alla Sicilia ci sarebbero un uomo e una donna tunisini, entrambi già all’epoca dei fatti ai domiciliari per reati analoghi per i quali hanno riportato una condanna definitiva. E‘ quanto emerge dall’operazione ‘Mare aperto’ della Polizia di Stato di Caltanissetta che stamani all’alba ha smantellato un’associazione per delinquere finalizzata al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. I destinatari del provvedimento sono undici tunisini e sette italiani. La coppia avrebbe gestito l’attività da una casa a Niscemi. Tutti da verificare i legami con le navi delle Ong accusate di aiutare i migranti proprio nella fase più delicata degli arrivi sulle coste italiane, col rischio di favorire gli stessi scafisti, più o meno consapevolmente. Di sicuro, mentre la sinistra italiana polemizza con il governo Meloni sulla linea dura, i trafficanti di esseri umani continuano a fare affari d’oro, come dimostra l’operazione di questa mattina.

Migranti e scafisti, per ogni viaggio 70mila euro di incassi

Il prezzo pro-capite, pagato in contanti in Tunisia prima della partenza, si sarebbe aggirato tra i 3000 e i 5000 euro. Con un giro d’affari tra i 30.000 e i 70.000 euro per ogni viaggio.  Diciotto le misure cautelari, 12 in carcere e 6 agli arresti domiciliari, disposte dal gip nisseno. Dei 18 destinatari 12 sono stati catturati, mentre 6 sono tuttora irreperibili poiché probabilmente all’estero.

Il denaro raccolto in Tunisia sarebbe stato inviato in Italia, a Scicli in provincia di Ragusa, attraverso note agenzie internazionali specializzate in servizi per il trasferimento di denaro, per essere successivamente versato su carte prepagate utilizzate dai promotori dell’associazione. I profitti del traffico sarebbero poi stati reinvestiti comprando, ad esempio, nuove imbarcazioni da utilizzare per le traversate.

La gang di tunisini con la base in Sicilia

Del gruppo criminale, secondo quanto ricostruito dagli investigatori della Squadra mobile di Caltanissetta, diretti dal vice questore aggiunto Antonino Ciavola, facevano parte anche un uomo di Niscemi che avrebbe avuto il ruolo di capo, due tunisini con base operativa a Scicli che si sarebbero occupati di gestire le casse dell’associazione. Toccava invece a 5 italiani gestire gli aspetti logistici, come l’ospitalità subito dopo lo sbarco sulle coste siciliane e il trasferimento degli scafisti dalla stazione dei pullman alla base operativa. Individuati anche 4 scafisti (un italiano e 3 tunisini) e 4 tunisini che avrebbero avuto il ruolo di ‘connection man’ con il compito, in madrepatria, di raccogliere il denaro dei migranti che volevano raggiungere l’Europa.

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