Musumeci: «Il Pnrr? Necessario spostare la scadenza delle opere almeno al 2028»
«Affidare, dopo vent’anni, a un ministro la guida e il coordinamento politico della protezione civile rappresenta una scelta di coraggio da parte del governo e del presidente Meloni. Abbiamo già un Dipartimento di protezione civile fra i più attrezzati in Europa e l’Italia è il primo Paese ad aver “inventato” la protezione civile con la coraggiosa iniziativa di Zamberletti; ma la politica deve accostarsi alle competenze tecniche e scientifiche, per essere tutti più vicini agli amministratori locali». È quanto sottolinea il ministro della Protezione civile e delle politiche del mare, Nello Musumeci, intervenendo all’assemblea nazionale dell’Anci, in corso alla Fiera di Bergamo.
Musumeci: «Molti Comuni non hanno ancora un piano di protezione civile»
«Fare politica è il più nobile fra i servizi di volontariato», premette Musumeci prima di scendere nei dettagli. «A livello intermedio, ci sono ancora ombre fra le competenze dei prefetti e quelle dei presidenti delle Province, che mi auguro possano tornare a essere eletti: la Provincia non è un dopolavoro, ma un ente di straordinaria importanza per mettere in contatto quotidiano da un lato Stato e Regioni e dall’altro i Comuni. Abbiamo bisogno di passare concretamente dalla teoria alla pratica».
Lamenta Musumeci: «Molti Comuni non hanno ancora un piano di protezione civile, il volontariato non risulta essere adeguatamente formato e attrezzato, le autorità territoriali non dialogano fra loro e gli strumenti di pianificazione non sono seguiti da piani di programmazione concreti. Abbiamo un intervento sul territorio polverizzato fra soggetti diversi e i fondi appartengono a diversi piani fra cui il Pnrr che però scadrà nel 2026 – ricorda – E manca una regia che consenta di verificare e mettere insieme le varie programmazioni. Non mancano le risorse, ma la capacità di omogeneizzare l’uso delle risorse finanziarie e l’indicazione delle priorità dei vari interventi».
Sul Pnrr, la scadenza delle opere «va spostata almeno di due anni»
Il ministro poi si chiede: «Ma come si fa in quattro anni a realizzare un’opera pubblica, a meno che si parli di interventi non complessi ma leggeri, in una nazione come l’Italia dove i processi autorizzativi impongono spesso attese di otto o dieci anni? E dunque, come si fa a restare puntuali con la scadenza del 2026 imposta dal Pnrr? Noi proponiamo di spostare la scadenza almeno al 2028». E poi puntualizza: «Soprattutto in una economia di guerra, con l’aumento dei costi dei materiali destinati alle opere pubbliche complesse, è chiaro che due anni in più sarebbero assolutamente necessari – spiega Musumeci – C’è un dialogo aperto con l’Unione Europea e speriamo che la nostra istanza possa essere accolta; altrimenti, rischiamo di perdere questa straordinaria opportunità, soprattutto per le regioni che sono rimaste più indietro sul piano infrastrutturale come il Mezzogiorno d’Italia. Bisogna snellire, non è solo un problema di risorse, ma di procedure e di tempi», prosegue il ministro.
L’autonomia? «Sono d’accordo con Mattarella»
Poi a margine del suo intervento all’assemblea nazionale dell’Anci plaude al discorso sulla autonomia differenziata e sulla coesione fra Nord e Sud svolto ieri dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. «Sono assolutamente d’accordo con le parole espresse ieri dal Capo dello Stato». «L’autonomia serve a responsabilizzare la classe dirigente ma non può e non deve servire a rendere più profondo il solco che divide oggi il Centro-Nord e dal Mezzogiorno d’Italia – sottolinea Musumeci – Anche le regioni settentrionali hanno bisogno di un Sud che sia forte e competitivo, le cui proiezioni guardano essenzialmente al Mediterraneo mentre il Nord è legittimato a guardare ai grandi mercati dell’Europa. Ma la diversità di interessi è una grande risorsa, perché serve a rendere più forte il sistema Italia, in una Unione Europea dove ancora gli egoismi appaiono particolarmente esasperati».