Omicidio Cerciello, il carabiniere Silvio Pellegrini: fotografai Natale Hjorth per documentare
Silvio Pellegrini, il carabiniere accusato di aver scattato la foto di Christian Gabriel Natale Hjorth, uno dei due studenti americani condannati per l’omicidio del militare dell’Arma, Mario Cerciello Rega e imputato con l’accusa di abuso d’ufficio e rivelazione e utilizzazione di segreti d’ufficio nel processo per la diffusione dell’immagine del giovame statunitense bendato mentre era nella caserma di via in Selci a Roma è stato sentito questo pomeriggio in aula.
“Ho scattato quella foto per documentare quello che accadeva – spiega Silvio Pellegrini. – Quando Natale è arrivato in caserma ci sono stati momenti concitati, era difficile da contenere, era insensibile a ogni nostro richiamo, volevamo evitare che si autolesionasse”.
“Ho scattato quella foto per documentare quello che accadeva – ha detto Pellegrini rispondendo alle domande del pm Maria Sabina Calabretta – e anche per mostrare ai colleghi che non erano due magrebini”.
Inizialmente, infatti, era circolata la voce che Mario Cerciello Rega e il collega fossero stato aggredito da due magrebini. Solo in un secondo tempo era emersa la verità.
“Nella stanza dove era tenuto Natale non sono entrato, ho fatto quella foto quando la portafinestra era aperta, l’ho scattata da fuori, dall’uscio. Poi l’ho inoltrata nella chat ‘Reduci ex-Secondigliano‘, che aveva diciotto componenti, otto li conoscevo, gli altri dieci no, e – ha spiegato in aula – non erano carabinieri che partecipavano all’indagine. Poi l’ho mandata anche a una chat di famiglia dove sono presenti mia moglie e due dei miei figli maggiorenni. L’ho inoltrata solo a questi due gruppi ma non agli organi di stampa”.
Il cellulare “si è rotto il 27 luglio e fino al 31 ho usato quello di mia moglie con la mia scheda, poi l’ho ricomprato il 1 agosto”, ha aggiunto.