Omicidio Diabolik, la sorella: il video scoop macabro inchioda Calderon, una vergogna pubblicarlo
Si terrà oggi alle 14 l’udienza preliminare per decidere sul rinvio a giudizio, chiesto dalla Procura di Roma, di Raul Esteban Calderon, l’argentino accusato dell’omicidio di Fabrizio Piscitelli detto “Diabolik” e dell’omicidio di Selavdi Shehaj, detto “Passerotto”, avvenuto sulla spiaggia di Torvaianica il 20 settembre 2020.
“Come mi sento? Forse questa domanda andrebbe rivolta all’imputato e alla difesa, impegnata da un’aula all’altra per presunti omicidi e tentati omicidi del suo assistito – dice in un’intervista all’Adnkronos la sorella di “Diabolik”. – Comprendo questa fatica difensiva e ogni tentativo rocambolesco a cui assisteremo, visto ciò che emerge dalla lettura degli atti, dalle informative e dalle intercettazioni…Ce n’è una nella quale un intercettato riporta la confidenza di un legale che, parlando proprio di Calderon, gli avrebbe detto ‘solo Dio può aiutarlo’…”.
La pubblicazione del video dell’omicidio è “uno dei tanti vergognosi esempi di sciacallaggio giornalistico degno di chi lo promuove”, uno “scoop macabro”, che però, secondo “quanto mi hanno riferito in tanti”, inchioderebbe Calderon, e potrebbe “far venir meno, ancora di più, la credibilità sulla sua presunta innocenza”.
“Subito dopo l’omicidio (avvenuto il 7 agosto 2019 nel Parco degli Acquedotti a Roma, ndr) fu pubblicata la foto choc del cadavere di mio fratello – racconta la sorella. – Io non la volli vedere, come non ho voluto vedere il video, perché se per molti Fabrizio è un pupazzo di cartapesta, per me è un fratello e per i miei genitori un figlio. Disprezzo questo cannibalismo e ritengo che la mercificazione del dolore e della violenza non sia un esempio da dare alla collettività”, si sfoga.
Quanto all’ipotesi che il proiettile che ha ucciso Diabolik facesse parte di un lotto del Viminale, la sorella sottolinea: “Non ho trovato alcun riscontro di questa notizia leggendo gli atti. Peraltro, cambierebbe poco rispetto all’omicidio e all’impianto accusatorio. Sono rimasta invece sconcertata nel leggere che un appartenente alle forze dell’ordine potesse offrire informazioni a questi personaggi. Ricordo però le parole del procuratore Michele Prestipino in Commissione Antimafia, che al tempo mi giunsero come un pugno allo stomaco: ‘siamo in presenza di un omicidio strategico con modalità serie‘, disse, e quindi…Comunque, sono certa che le indagini faranno luce su tutto, visto il tempo intercorso”.
“Gli atti processuali evidenziano il male in tutte le sue forme – spiega ancora la sorella di Fabrizio Piscitelli. – Un’organizzazione pronta a commettere altri omicidi con freddezza e disinvoltura considerando le vittime designate quali bersagli di tirassegno al luna park. A mio parere siamo di fronte ad individui folgorati dalla loro stessa inutilità che mi auguro non restino impuniti”.
E sul fatto che Diabolik sia stato ucciso perché considerato un boss della criminalità organizzata, la sorella precisa: “Come mio fratello possa essersi inserito in questo tessuto criminale così ramificato e tentacolare è una domanda a cui cerco disperatamente di darmi risposta. Se non si fosse perso e avesse conservato i principi familiari, tutte le sue scelte, anche le più intime, sarebbero state molto diverse. In uno dei nostri ultimi incontri era molto consapevole dei suoi disastri esistenziali. Comunque in questo processo è lui vittima di omicidio quindi ogni titolo o attributo non serve a nulla, né dovrebbe incidere sugli sviluppi processuali”.
E conclude: “Oggi lui merita giustizia esattamente come l’avrebbe avuta stando in carcere se fosse vivo. Nutro la speranza che questa giustizia, seppur garantista, non scivoli nell’inverecondia”.