Pd, Occhetto sferza Letta e compagni: «Più che un congresso, serve una vera costituente»
“Cara sinistra, dove vai se un orizzonte non ce l’hai?”. Si potrebbe sinterizzare così la lettera a Repubblica di Achille Occhetto, l’ultimo segretario del Pci o, se si preferisce, l’uomo della svolta della Bolognina. Un duro atto di accusa, il suo, contro il Pd, bollato come «fusione a freddo di due apparati». Parole non nuove, in verità. Infatti non è la prima volta che Occhetto bacchetta la classe dirigente dem, troppo «pragmatica» per i suoi gusti e troppo inadeguata per regolare i conti con il centrodestra. Ma l’ex-fondatore del Pds non si limita solo a questo.
Lettera di Occhetto a Repubblica
Tutt’altro, la lettera a Repubblica è l’embrione di un manifesto programmatico indirizzato ad un Pd sempre avvitato avvitato nella spirale del suo congresso-psicodramma. «Dobbiamo coniugare ragione e sentimento», sferza il compagno Akel, che aggiunge: «Ci vuole coerenza tra comportamenti e utopia del possibile». Come se fosse facile per una forza politica che ha fatto dello stare al governo la propria ragion d’essere riscoprire il valore dell’utopia o del pensiero a lunga gittata. Occhetto ne è fin troppo consapevole, ma ciò nonostante è lì che insiste. «Qui – dice – stanno le radici della parola socialismo». E se nell’Ottocento tutto si collocava nel «conflitto di classe», ora l’aspirazione a una società diversa passa attraverso un «nuovo rapporto tra uomo e natura».
«Basta stravaganze sulla Meloni»
Pd e sinistra, insomma devono aggiornare il loro repertorio. «Invece di abbandonarsi alla stravagante aspirazione di fare di Giorgia Meloni una draghiana – incalza Occhetto – sarebbe più proficuo (…) contrapporre a quelli che noi consideriamo i disvalori della destra una battaglia culturale di massa su valori contrapposti (…)». Una sorta di Kulturcampf, insomma, alla quale l’ex-leader chiama tutte le anime della sinistra. Il percorso che immagina è però diverso da quello tracciato da Letta. «Il dramma della sinistra – spiega Occhetto – non si risolve tutto dentro il Pd». Ragion per cui, conclude, anche dopo l’elezione del nuovo segretario dem «sarebbe necessaria una Costituente vera aperta a tutte le sinistre democratiche e a tutti i volenterosi della società civile».