Pronti, via: Pd e M5S già litigano sul corteo del 17 dicembre contro la manovra del governo
Tutti insieme appassionatamente, come nel musical di Robert Wise. A patto, però, che nessuno parli di politica. Perché, appena succede, a sinistra riaffiorano distanze, distinguo e divaricazioni. A cominciare dalla manifestazione indetta dal Pd per il prossimo 17 dicembre contro la manovra economica del governo Meloni, sbrigativamente bollata da Enrico Letta come «improvvisata e iniqua». Sarà una manifestazione unitaria anche con M5S e Terzo polo? Macché. Giuseppe Conte scenderà sì in piazza, ma per conto suo e non contro l’intera manovra bensì solo contro la stretta sul reddito di cittadinanza. Due opposizioni, due cortei? Per ora sembra di sì. Al momento, infatti, non si registrano contatti per unire i due fronti.
La manovra del governo manda in tilt l’opposizione
Nel frattempo, come se non bastasse, pure Carlo Calenda dice la sua sulla manovra, rafforzando i sospetti di chi, tra i dem accusa lui e Conte di voler solo punzecchiare il Pd senza aver alcun obiettivo unitario. In effetti, anche oggi il leader del Terzo polo ha continuato via tweet a stalkerizzare Letta. «Enrico – vi si legge –, fare manifestazioni contro la manovra senza proporre un’alternativa è esattamente l’opposizione che la destra si augura di avere. Vi manderemo il documento di dettaglio sulle proposte per una contromanovra più equa e giusta. Lavoriamoci insieme».
La sovrapposizione con il congresso dem
Per tutta risposta, dal Nazareno gli hanno inviato la loro contromanovra corredata di proposte alternative alla legge di bilancio del governo. Come a dire: non abbiamo bisogno dei tuoi suggerimenti. Ma non è tutto perché divisioni e distinguo non riguardano solo i rapporti tra partiti ma addirittura quelli nei partiti. Vale soprattutto per il Pd, impegnato nella sua turbolenta fase precongressuale. Con Letta fuori dalla mischia e con Bonaccini e la Micheli già in campo per le primarie in attesa che si aggiunga l’outsider Elly Schlein, il clima è già surriscaldato. Chi non ha ancora deciso cosa fare è l’ex-ministro Andrea Orlando. Forse è anche per questo che tiene a marcare la distanza dalle parole pronunciate dal suo segretario contro la manovra. «Non è improvvisata – dice -. È una manovra lucidamente reazionaria e, lo ribadisco, di classe». Sipario.