“Rivolta” araba per la nomina di Di Maio: “E’ umoristica la decisione della Ue di affidargli il gas”
La nomina sembra ormai in dirittura d’arrivo, per Luigi Di Maio, che dalla Ue a breve dovrebbe ottenere la poltrona di delegato europeo nel Golfo Persico per le relazioni relative all’approvvigionamento del gas. Una poltrona mal vista dal governo italiano, ma fortemente caldeggiata dall’area “draghiana” di tecnocrati che ancora monopolizza molti degli uffici politici dell’Unione: un risarcimento all’ex ministro degli Esteri per aver mollato il M5S in funzione governativa, secondo tanti, anche se quella decisione aveva accelerato la fine del governo Draghi e di fatto aperto le porte alla trombatura politica dell’interessato e alla vittoria del centrodestra alle Politiche. Oggi Di Maio deve superare, però, un ultimo gradino: lo scetticismo dei paesi arabi, proprio quelli a cui Gigino da Pomigliano dovrà parlare nell’ambito delle sue misteriose competenze.
La rivolta araba contro la nomina di Di Maio da parte della Ue
Come racconta oggi “Il Fatto Quotidiano“, il futuro inviato speciale Ue nel Golfo non gode di eccessiva popolarità neanche nel Golfo, che non è quello di Napoli, ovviamente. Un articolo molto critico del quotidiano francese Le Monde, con una dichiarazione di Cinzia Bianco, esperta della regione al Consiglio europeo sulle Relazioni estere – secondo cui “da ministro degli Esteri non ha avuto buone relazioni e non è percepito come una personalità di peso” – è stato ripreso e rilanciato dal capo del Centro di ricerca sulle politiche pubbliche di Dubai, Mohammed Baharoon, il quale ha aggiunto: “La nomina di Luigi Di Maio deve avere un profondo senso dell’umorismo europeo che mi sfugge”.
Le critiche e le ironie in Medio Oriente
“Sentito dal quotidiano in lingua inglese specializzato in Medio Oriente, The National, Baharoon ha detto che è difficile aspettarsi che Di Maio possa sviluppare relazioni positive tra i paesi del Golfo e l’Unione europea, visto che ha rovinato le relazioni del suo Paese con due dei principali Paesi del Ccg”, riporta Il Fatto, che fa riferimento alla sospensione, nel 2021, delle forniture militari stabilite dal governo Renzi nel 2016 di cui, furbescamente, Di Maio si era preso il merito. “Mi chiedo come un simile background aiuterebbe l’Ue?”, sostiene Baharoon, in riferimento ai trascorsi anti-europeisti dell’ex ministro, prima della folgorazione “draghiana”.
Anche Dania Thafer, direttrice esecutiva del Gulf International Forum con sede a Washington, secondo il quotidiano diretto da Travaglio ha affermato che “se l’obiettivo è approfondire i legami con il Gcc, in particolare gli Emirati Arabi Uniti e l’Arabia Saudita il signor Di Maio potrebbe non essere la scelta ideale…“. a nomina è piuttosto curiosa considerando il suo background politico”, ha detto Baharoon, riferendosi al Movimento 5 Stelle di Di Maio, che è euroscettico e populista. “”. Su questo punto, va però detto, che a Baharoon manca la svolta draghiana dell’ex capo 5 Stelle, quella che alla fine farà la differenza.