Sciarelli furiosa contro Damilano: la sua propaganda anti Meloni invade altri programmi

5 Nov 2022 16:02 - di Alberto Consoli
Damilano Sciarelli

Marco Damilano con il suo programma- megafono del Pd, Il Cavallo e la Torre sta creando un caso in Rai. La “strigliata” in diretta da parte di Federica Sciarelli è stata esemplare di un modo di fare che esonda con nonciarnza in altri programmi, pur di dare qualche munuto in più alla propaganda anti-Meloni. Il programma serale dell’ex direttore dell’Espresso doveva rappresentare l'”avanguardia” mediatica contro il centrodestra durante la campagna elettorale. Ora naturalmente prosegue la sua missione contro il governo.  Ma per farlo esonda in altri programma a discapito di altri colleghi della rete.

La sfuriata della Sciarelli contro Damilano

Pertanto, Federica Sciarelli, pur non nominando Damilano direttamente, lo ha messo alla berlina, dopo avere ricevuto da lui in ritardo la linea per il suo programma Chi l’ha visto?.  “Buonasera a tutti, scusate il ritardo, ci state scrivendo in moltissimi arrabbiati”: ha  affermato la Sciarelli all’inizio del programma sulle persone scomparse. “Ovviamente non è colpa nostra… Di solito si fa ritardo quando ci sono dibattiti parlamentari, qualche cosa da servizio pubblico che può sforare. Non c’entra niente ‘Un Posto al Sole’ – specifica subito Sciarelli- perché è registrato, non ve la prendete con loro”. Ecco che il “colpevole” è uno solo e non serve nominarlo. “Noi naturalmente daremo la linea a Mannoni in orario”, ha aggiunto con una nota di sarcasmo Sciarelli, visibilmente irritata. Il cavallo e la torre ha sforato infatti cinque minuti, parecchi visto che dovrebbe durarne dieci. Già Damilano dovette scusarsi dopo l’intervista al filosofo francese Bernard-Henri Lévy. Il quale fece senza contraddittorio e senza essere interrotto dal conduttore dichiarazioni ignobili. Tipo che anche in caso di vittoria, non era un obbligo costituzionale dare l’incarico di formare il governo alle forze vincitrici.

Non solo Sciarelli, anche la Berlinguer si scagliò contro Damilano

Damilano è un caso in Rai. Qualche tempo fa, per lo stesso motivo, si beccò la sfuriata di Bianca Berlinguer che aveva dovuto tardare l’avvio di Cartabianca. Ogni scusa è buona per sforare qualche minuto in più per fornire qualche freccia alla propaganda contro Meloni e il suo governo. Anche facendo scorrettametne arrabbiare altri profesisonisti della rete. Fatto sta che in due giorni Damilano ha lanciato altrettanti siluri riguardo alla politica di rigore sugli  sbarchi clandestini da parte dell’esecutivo. Prima ha anticipato in diretta la posizione molto critica di Berlino contro il possibile blocco delle navi Ong battenti bandiera tedesca. Poi ripetendo il giorno dopo la posizione critica antigovernativa, leggendo in diretta la posizione negativa del governo norvegese. Insomma, come se la sua trasmissione non fosse una “striscia”! di commento ma un vero talk-show.

Damilano e la propaganda contro il governo Meloni

Insomma, Damilano si è un po’ “allargato” per dare una mano alle posizioni del Nazareno. Tra l’altro, fa notare Giorgio Gandola su La Verità, “resta curioso che la risposta della Norvegia arrivata alla Farnesina: («La responsabilità primaria nel coordinamento dei lavori per garantire un porto sicuro alle persone in difficoltà in mare è di competenza dello Stato responsabile dell’area di ricerca e salvataggio»); sia passata dalla scrivania del conduttore prima che da quelle di molti interessati al ministero”. Un mistero che non cambia la percezione. Per Damilano sembra ormai un diritto acquisito sforare e da una rete del servizio pubblico sparare contro la maggioranza parlamentare. “Oggi quei dieci minuti, che valgono 1000 euro a puntata per 200 puntate al conduttore, stanno diventando il Fort Apache dell’opposizione. E curiosamente si stanno dilatando nello spazio temporale come se fossero un’entità gassosa: prima 12 minuti, poi 15, infine 18”.

L’Usigrai tace

Non solo ma il “Cavallo e la Torre” è riuscita a mettere a tacere anche l’Usigrai. Il  sindacato, schierato a sinistra, all’inizio aveva ululato contro l’arrivo dell’ex direttore dell’Espresso; e contro l’azienda che con quella mossa non  «valorizzava le risorse interne». Ora, improvvisamente tace. Il Pd aveva difeso a spada tratta Damilano e inveito contro il potente sindacato Rai. Fatto sta che tutte quelle obiezioni scemano se si tratta di piantonare le posizioni dem. E Damilano si sta dimostando più  che affidabile in questo. Se non fosse che i colleghi della rete sono infuriati.

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