Selvaggia Lucarelli, la narcisista a caccia di like. A costo di massacrare una “gemma” come Montesano
Riceviamo e volentieri pubblichiamo.
Innanzitutto, condoglianze sincere per la morte della mamma. Le polemiche sul fatto che abbia lo stesso presenziato a Ballando con le stelle, il giorno della dipartita materna,sono turpiloqui astrali. Il vero problema di Selvaggia Lucarelli è che il narcisismo le ha occupato ogni singolo spazio mentale.
Sia che scambi un motto dannunziano per il ritorno della decima MAS, sia che sì infervori sul viaggio del premier a Bali schierandosi con i censori della nuova etica nazionale, Selvaggia ha il bisogno compulsivo di mostrare la sua aderenza al conformismo televisivo, facendo perennemente due parti in scena. È difficile negare che Ballando con le stelle, che però produce ascolti e consensi alti, sia l’immagine più autentica della decadenza nazionalpopolare, tra contumelie, barzellette hard, discussioni e liti per un voto in più.
È stata Selvaggia, probabilmente grazie a un ghostwriter, a massacrare una gemma artistica come Enrico Montesano, puntando furbescamente sul totem antifascista. Difficile che avesse memoria delle parole del Vate o che conoscesse la vita di Borghese. E quindi uno dei più grandi attori italiani viventi, socialista da sempre, è diventato a sua insaputa un pericoloso esponente della flottiglia. Perché Selvaggia è intelligente, assai, specie quando accumula like, sponsor e contratti esprimendo a singhiozzi la sua autorevolezza di popstar del buonismo peloso e pubblico che sì fa beffa di tutta la pornografia televisiva che nel contempo produce.
Se il marziano di Flaiano scendesse oggi sulla penisola vedrebbe che il sabato sera, residuo istituzionale di un vecchio sistema di tranquillità democristiana, è occupato dai balli di IVA Zanicchi e dalla giuria di “qualita” governata dall’ansia della Lucarelli dì essere sempre e comunque al centro dell’attenzione .
Nemmeno Popper scriverebbe più i suoi saggi, rassegnandosi all’ingaggio dì competizione continua tra l’apparenza e l’assenza .
Selvaggia è una sorta di despota in sedicesimo che bulimizza tutto ciò che la circonda. Anche una critica, che è lesa maestà, diventa paradossale motivo di crescita del suo blog. Pagherebbe dì tasca sua per subire l’esilio, ergendosi a vittima innocente della prevaricazione dèi nuovi barbari. Lei che non perde occasione per idolatrare il politically correct, sogna di diventare la martire del nuovo “regime”, dì identificarsi con Enzo Biagi, dì consegnarsi ai nemici immaginari di cui sì nutre.
Non basta saper coniugare bene i verbi e conoscere la sintassi per trasformarsi in una polemista controcorrente, insubordinata alla logica del potere. Perché il potere, Selvaggia, lo ha sempre inseguito, mettendo a bersaglio il ciarpame che contemporaneamente la circonda.
Pazienza se nel suo curriculum la dimensione dì opinionista l’abbia portata nel cuore della tv spazzatura. Isola dei famosi, Ballando, non sono proprio terreno di cultura primordiale ma a lei basta che la telecamera sia accesa. Il suo Truman show appaga il narcisismo che grandi autori, come Antonio Semerari, hanno descritto con dovizia. Del resto, annunciava Deleuze, è più importante esserci che essere. E tutto questo, la nuova patrona del progressismo dì facciata, lo ha ben capito. E buon pro le faccia.