Sinistra sfrontata: la polemica sulla figlia della Meloni è “inventata”. Chi l’ha stabilito? Selvaggia Lucarelli
Purtroppo, dobbiamo ancora occuparci di lei, Selvaggia Lucarelli, che d’ora in poi sarà qui, per comodità, indicata come SL. E che ti ha pensato SL? Ha pensato questa cosa qua: c’è questo dibattito sulla Meloni che porta con sé la figlia. Come faccio a mettermi in mezzo? Semplice: dico che è un fake. Che Giorgia Meloni si è inventata tutto. A quelli/e di sinistra non sembra vero: meno male che c’è SL, che fa antifascismo televisivo e anche debunking gratuito. Così, la polemica viene bollata come falsa. Le reazioni come vittimismo o come “trollaggio”. Guai se scrivi, come ha fatto Rita Dalla Chiesa su Twitter, che qualcuno ha attaccato la Meloni per avere portato la figlia a Bali. Ma quando? Ma chi?
Alla destra l’onere della prova. Chi, chi ha osato attaccare la Meloni perché si è portata la figlia con sé? All’origine di tutto due articoli, apparsi uno sulla Stampa e uno su Repubblica. Il primo lo firma Assia Neumann Dayan, il secondo lo sigla Claudia De Lillo. Insomma non parliamo del giornalino di classe, nonostante il copioso numero di copie che le due testate vanno perdendo. Parliamo della Stampa e di Repubblica. Ma vabbè, che sarà mai, due opinioni così, senza troppo peso… Le due autrici dei pezzi sulla figlia della Meloni a Bali vengono amabilmente scaricate, dopo essere state utilizzate nel coro anti-premier. Divenute due note stonate, semplicemente si derubricano, quando non si negano proprio. La polemica? Chi l’ha vista? Ma dove? Ma quando? Arriva Corrado Formigli che sentenzia, in risposta a Nunzia De Girolamo: “Qui siamo a un incredibile vittimismo, meno male che ci ha pensato la mia amica Selvaggia”.
SL detta la linea anche ad Annalisa Cuzzocrea, che ieri su Twitter scriveva: ma chi ha attaccato la Meloni?. Ecco la sua annotazione: “Furiosi attacchi da destra contro la sinistra brutta e cattiva che avrebbe attaccato Giorgia Meloni per aver portato con sé la figlia al G20. Solo che non trovo persone di sinistra che l’abbiano attaccata per questo, e ci mancherebbe. Mi sono distratta? #alternativefacts”.
Ebbè, un pochetto sì, si è distratta, come quando ha scambiato per nero il vestito blu della Meloni. Ma questa è storia vecchia. La storia nuova è che Cuzzocrea non legge il giornale di cui è vicedirettrice visto che il primo articolo è apparso proprio sulla Stampa. Un articolo dove si ironizza sul fatto che forse mentre incontra i premier stranieri Meloni nel frattempo aiuta la figlia a fare le sottrazioni. E ancora si scrive che “Ciclicamente esce la notizia di una mamma che si porta appresso il neonato in qualche aula parlamentare, comunale, regionale, provinciale: di solito sui giornali vengono dipinte come eroine, ma non credo sia proprio un’idea brillante parlare delle difficoltà del conciliare lavoro e maternità impedendo a tutti i presenti di lavorare (i neonati solo nelle foto non piangono), non riuscendo tu per prima a svolgere il lavoro in maniera adeguata e lanciando il messaggio che l’unico modo per essere mamma lavoratrice è improvvisare un Kindergarten in un municipio. Le operaie non si portano i figli in fabbrica, chissà come mai”. Chi legge ne deduce che i figli sono elemento di disturbo, che impediscono alle madri di fare bene il loro lavoro. E ciò vale tanto più per una che fa il capo del governo. Ma mica è una critica eh, per carità. “Abbiamo solo raccontato, senza fare critiche”, precisa la Cuzzocrea in omaggio alla tesi di SL secondo cui la polemica è inventata. Della serie: quando fai una caxxata, nega di averla fatta. Punto. E ancora sulla Stampa, due giorni dopo, Caterina Soffici ha replicato alla Meloni osservando che la sua maternità riguarda ormai tutto il paese, perché anche il suo privato ormai è pubblico. Ma che vuoi che sia? Bagattelle, mica polemiche.
Dopo il primo articolo sulla Stampa arriva Repubblica, anche questo un foglio trascurabile, certo, mica è il Domani, dove scrive SL, mica è il suo account twitter da dove spara a palle incatenate contro tutto e tutti dettando l’agenda social. Ebbene qui scrive Claudia De Lillo. Che impartisce una lezioncina: “Ma è vera presenza materna – continua Claudia De Lillo – quella condivisa con Modi e Biden o strappata a un bilaterale con Erdogan? Anni fa avremmo plaudito a una donna che tiene tutti i pezzi insieme e ostenta la propria maternità mentre governa, perché non c’è imbarazzo ma solo orgoglio nell’essere madri. Oggi abbiamo imparato che la conciliazione, per consentire alle donne di volare, va declinata altrimenti. C’è un tempo del lavoro e c’è un tempo dell’accudimento”. Insomma, a Bali quella di Meloni non è stata vera “presenza materna”. Ma anche qui, mica è polemica. No no, è la destra che fa del vittimismo. Il Secolo d’Italia dà conto dei due articoli sulla Meloni a Bali con la figlia Ginevra. A ciò si aggiunge Furio Colombo che litiga su La7 con Myrta Merlino: dice che ci sono bimbe che viaggiano in top class come la figlia della Meloni e bimbi che annegano nel Mediterraneo. Persino Marco Travaglio rimane colpito dall’assurdità del paragone: “Stendiamo un velo pietoso”, commenta.
Giorgia Meloni di ritorno da Bali afferma di essersi “imbattuta” in un “dibattito” sulla sua scelta di portare con sé la bambina e fa alcune precisazioni. Che sembrano tutt’altro che vittimistiche, anzi risultano piuttosto assertive: della serie “fatevi i fatti vostri”. Per la sinistra è l’ennesimo autogol. Giuseppe Conte si schiera con la premier. Libero fa un titolo forzato ma efficace: la mamma dei comunisti è sempre incinta. Il giornale di Sallusti decide di farci l’apertura. Troppo? Sarà, ma sempre meno esagerato di chi per tutta l’estate ha gridato al pericolo del ritorno del fascismo.
E’ a quel punto che a stendere il velo pietoso evocato da Travaglio ci pensa SL, pontificando sulla polemica che c’è ma per la sinistra – da quel momento – scompare. SL bacchetta con furia anche i giornali schierati contro la Meloni: andate dietro alle false notizie della destra, come osate? Solo quando amplificano le sue risse da cortile, evidentemente, i giornalisti fanno il loro mestiere. Il Foglio la compiace e sposa la sua tesi: polemica inventata. Il Post non se la sente e sposa la sua tesi a metà: polemica esagerata.
Ma ciò che ha davvero del clamoroso è che una dirigente del Pd si accodi ai tweet di SL. Così arriva Anna Ascani, che finge stupore e disappunto: “Ma chi è che avrebbe contestato il sacrosanto diritto di Giorgia Meloni di portare con sé la figlia a Bali? Non è una domanda retorica, è seria. Vedo giornali e tweet carichi di indignazione che non farei fatica a condividere se solo capissi verso CHI dobbiamo dirigerla. Grazie”. Questa, per intenderci, fa la vicepresidente della Camera…
La morale che da questa ammuina si ricava è la seguente: la sinistra ha inanellato una serie di polemiche boomerang che l’hanno resa ridicola e a volte odiosa. Si comincia col contestare la parola “merito” e si finisce con l’alzata di sopracciglio per la bambina della Meloni al G20. Ma quest’ultima è stata talmente clamorosa, talmente stupida, che persino loro si sono costretti a non volerci credere. E invece… purtroppo siete così. Prendetene atto. Ragionateci sopra. Senza aggrapparvi all’aiutino di SL abbassando ancora di più l’asticella.
Il titolo perfetto per questo mese di governo è “molto rumore per nulla”. Fin qui solo annunci di regali agli evasori (tetto al contante e condoni) ma nulla su carovita e caroenergia e nulla per famiglie e imprese. Il rumore però è tanto. pic.twitter.com/RP3a4GGvKd
— Anna Ascani (@AnnaAscani) November 17, 2022