Storia, geografia e filosofia: una triade per ridare slancio alla scuola e allo studio
Data la mia esperienza di docente in tutti i gradi dell’istruzione, suggerisco notazioni che mi competono. Innanzitutto essenzialissimo sarebbe potenziare lo studio della Storia e associarvi la Geografia, materia neglettissima ma fondamentale. La Geografia in senso ampio, dare una visione del mondo che senza la Geografia è inconcepibile, associare alla Geografia la Storia fa comprendere oggettivamente tante scelte, tante vicende. Al contempo, bisogna irrogare nozioni di filosofia ,in tutti gli ordini scolastici, tutti, tutti, anche quelli professionali, un minimo di cognizione logica. Talvolta si ha l’impressione che non vi sia alcuna capacità di una concezione coerente del discorso dalla premessa alla conclusione.
La filosofia è essenziale nelle scuole
Nulla di preoccupante, angosciante, la filosofia non è una bestia rabbiosa. Aggiungerei anche nozioni di Sociologia, principi essenziali, rapporti tra sistemi produttivi e avanzamento delle tecnologie, occupazione, commercio internazionale, lotta per i mercati…Il docente che ama conoscere sa fare amare quel che egli ama, e l’amore toglie la fatica anzi spinge all’estremo la passione. Entusiasmare è l’essenza del sapere. E della vita. Dobbiamo rifondare l’entusiasmo. Fondamentalissimo: valorizzare la Storia dell’arte: noi siamo un continente estetico,noi abbiamo trasformato persino la religione in estetica, il Cattolicesimo è una religione estetica, il Cristianesimo Protestante circoscrive l’estetica in specie alla musica.
Lo studio come disposizione alla gioia
Non svaluto altre religioni, ma come la Grecia, Roma, il Cattolicesimo ed il Cristianesimo una condensazione estetica non vi è in nessun’altra civiltà. Questa è l’Europae l’Italia in particolare. Dobbiamo ritrovare chi siamo stati, altrimenti ci affidiamo al futuro quale che sia , il futuro quale che sia in quanto futuro: divenire come perdessimo il treno se non montiamo. Sarebbe la disfatta delle civiltà. Sta accadendo, il tremore di non essere moderni, futuristici, ma passatisti. Nel momento in cui la “sinistra” comprese che il proletariato non era più classe alternativa alla borghesia si dilatò ai diritti civili. Ma intendendoli come annientamento del passato storico e di ogni tradizione, alimentare, sessuale, demografica, inoltrandosi nel disfacimento. Con una base sociale tra il raccogliticcio, l’irregolare e il globalistico.
Una scuola seria che se fa amare l’apprendere non grava, tutt’altro. Studiare è gioia, il docente dovrebbe farsi docente perché sente questa disposizione. La mia prima esperienza di docente di Storia e Filosofia ai Licei lo dimostra. Finimmo il programma di Filosofia in quattro mesi, ignoravo i termini del periodo ma fu tale la spinta mia e dei ragazzi che bruciammo i tempi e non sapevamo che fare dopo. In Cina ho visto bambini al tavolo di studio con una concentrazione assoluta e le famiglie dedicarsi sacralmente ai figli studenti. La scuola salva una società.
La sinistra ha affossato la scuola
Amor patrio, la grande, immensa Italia, sbalordisce più la si conosce, più la si ama meglio conoscendola;e conoscendola e amandola la si difende, e difendendola ci salveremo, salveremo il patrimonio estetico massimo al mondo. Perché consegnarlo ad altri? Perché renderci intercambiabili: questo popolo o un altro sul nostro suolo, pari siamo? Potrebbe accadere. Poteva accadere. L’andamento dei trascorsi governi e della mentalità “cosmopolita”(pensate: è il rimprovero che Antonio Gramsci, comunista d’altre epoche muoveva agli scrittori italiani) ci stava diluviando. Non alcunché di apprezzabile da questa sinistra. Non avendo referenza sociale si aggira tra irregolarità sessuale, alimentare, etnica e dominio del grande capitale amorfo, transgenico, transnazionale. Non vi è una cultura di sinistra, vi è un andare avanti verso la dissoluzione ritenuto “mutamento”. Ma non è che mutare è sempre il meglio.
Libertà e qualità
Dai Gesuiti, maestri di educazione , in classe disputavamo dei ruoli: Augusto e Cesare, e cambiavamo di ruolo secondo la vittoria nella gara scolastica. Non è da considerare antagonismo, dominare l’altro, piuttosto migliorarsi, elevarsi. Senza stravaccarsi nell’egualitarismo regressivo, uguali nella svalutazione, per contentare il nulla collettivo. Vivere fino all’ultimo respiro, per amore non per affanno. La conoscenza è amore, per i greci, ossia per l’umanità. Riuscissimo a stabilire un rapporto tra intellettuale e base sociale, avremmo possibilità di scampare al disordine, l’intellettuale organico è fondamentale, non è l’intellettuale che riceve gli ordini del partito. Scopi ovviamente dall’intellettuale sentiti come propri, non imposti, non eseguiti. Oggi è difficilissima una referenza , l’intellettuale è solo, difende valori ma non ha un seguito sociale. Ad esempio, la riumanizzazione dell’uomo, fondamentalissima, da chi è accolta, compresa?Quale ceto, quale classe, quale categoria, quale partito la percepisce ? Questa è la drammaticità del nostro momento storico.
L’avvenire incerto
Dobbiamo prendere esempio dagli intellettuali dell’aristocrazia, dagli intellettuali della borghesia: dibattere al maggior grado e pure se in una società frantumata stabilire dei punti essenziali di difesa e attuazione. In piena libertà soggettiva nella vicinanza di valutazioni oggettive condivise. Il proletariato che si presentava come una classe alternativa non ha più questa capacità alternativa, la borghesia deve riassociare la libertà alla qualità. La dissociazione tra libertà e qualità (aristocrazia dello spirito) è la rovina dell’umanità. L’Europa va in un futuro a casaccio, il solo carattere identificativo è il transgenico in ogni territorio. L’abisso. Quale classe, quale ceto sono ancora attaccati alla umanizzazione ,al passato storico non contro l’avvenire ma contro l’avvenire disumanizzante? Si abbia coscienza dei nostri scopi, l’orrore del transgenico e dell’espianto storico/demografico. Che questi siano i nostri scopi. Grecia, Roma, cattolicesimo culturale, estetico, individuo, libertà critica. Qualità. Comunque, ciascuno reca il suo contributo secondo la stella che scorge o sogna.