Telese ri-svolta a destra: Meloni con Salò non c’entra. Saviano è volgare. Gli studenti in piazza sono dei “cazzoni”
Luca Telese spende parole benevole sulla destra. Un’area che conosce bene, visto che proprio lui ha scritto, più di dieci anni fa, un libro sui martiri missini, “Cuori neri”. Uno studio non esente da errori ma che ebbe in ogni caso il merito di mettere in fila le tragiche storie di ragazzi uccisi in nome dell’antifascismo militante. Poi, vennero altri tempi. E Telese è sempre stato uomo di “sintesi”. Passò dal Giornale al Fatto, poi litigò con Travaglio, fondò un giornale suo, Pubblico, che non andò molto bene. E’ approdato infine a La7, tv schieratissima contro la destra in campagna elettorale e dopo.
Telese: la sinistra non conosce la storia della Meloni
Oggi si sente in dovere di spiegare ai “compagni” , un po’ tardivamente, che le accuse di fascismo a Giorgia Meloni sono ridicole. “La Meloni – sottolinea in una intervista a Libero – non c’entra nulla con Salò e la Repubblica Sociale. La sinistra che le dà della “fascista” non conosce la sua storia. Oppure fa un errore di comodo, consapevole, per combatterla affibbiandole l’etichetta di “fascista”. Si finge di ignorare cosa siano stati nel Fronte della Gioventù i Gabbiani, i ragazzi formatisi intorno a Fabio Rampelli, fra cui l’attuale premier è cresciuta, un pezzo della destra sociale poi approdato alla destra di La Russa e Gasparri. Fra i Gabbiani i simboli fascisti e della Rsi erano banditi. Questi giovani cercavano la discontinuità, lavoravano a una nuova destra che rompesse con le guerre ideologiche degli anni Settanta, che consideravano funzionali al “sistema”. La destra della Meloni nasce nei campi Hobbit, nei miti di Tolkien, nella Storia Infinita di Michael Ende, il cui protagonista, Atreju, non a caso dà il nome al raduno annuale di Fdi”.
Telese difende la Fiamma: ridicolo nascondere la propria identità
Non solo, Telese difende la Fiamma nel simbolo di FdI come lascito identitario da non cancellare. «Io penso che sia ridicolo nascondere le identità. Anche perché la Fiamma è almirantiana, non è un simbolo del Ventennio. La sola cosa che, in linea teorica, avrebbe potuto rimandare a Salò era la base trapezoidale su cui campeggiava la scritta Msi, perché era un richiamo esplicito alla bara di Mussolini, sempre in vita. Ma nel restyling del simbolo fatto non a caso da un altro ragazzo di Atreju, Federico Mollicone, quell’elemento è stato tolto».
La sinistra non fa mai analisi profonde sulle sue sconfitte
Un’intervista, quella odierna a Libero, che suona come una sorta di captatio benevolentiae, nella quale Telese inserisce anche una critica feroce al Pd: «È sempre in emergenza e non fa mai un’analisi profonda della sua sconfitta. La sua sola identità nell’ultimo ventennio è stata essere un partito di potere: ora che non ha più il potere, rischia di sparire, come i socialisti francesi o quelli greci che si sono estinti». Giungendo al punto di sconfessare un’icona progressista come Roberto Saviano, colpevole di avere assunto una posizione «volgare e superficiale. Saviano disprezza la politica e la tratta come se fosse un capitolo di Gomorra. Non ha studiato questa storia e non ha le coordinate. Puoi criticare la Meloni perché impedisce gli sbarchi ma non puoi dire per questo che è fascista, perché nel mondo ci sono centinaia di partiti antifascisti schierati contro l’immigrazione clandestina».
Telese se la prende pure con gli studenti scesi in piazza: «Giovani cazzoni chic che hanno bisogno di benzina facile per alimentare il loro odio, che poi è l’unico modo che hanno per darsi un’identità. Sono caricature degli anni Settanta e, per dirla come Marx, quando la storia si ripete due volte, la tragedia diventa farsa».