Ultima Generazione, si susseguono i blocchi stradali a Roma. Gli attivisti: il nostro scopo è disturbare
Gli ecoattivisti di Ultima Generazione hanno adottato come forma di protesta non violenta contro l’inquinamento da gas e carbone il blocco delle arterie principali nelle città. Per dire che ci attende l’apocalisse se non spegniamo i motori. I loro sit in però sono tutt’altro che non violenti: impediscono la mobilità e dunque limitano la libertà dei cittadini. Hanno cominciato lo scorso giugno a Roma e poi hanno replicato le loro iniziative anche a Milano.
Sono la costola italiana di Extinction Rebellion, un gruppo nato nel 2018 a Londra. Gli ecoestremisti fanno rete: hanno messo su Fb i loro prossimi appuntamenti, non per fare blocchi ma per fare adepti. Il 5 novembre presenteranno la loro agenda politica. A Milano, Venezia e Roma. Sono i nuovi disobbedienti. Detestati dalla gente che lavora e coccolati dagli amanti delle utopie alla Greta Thunberg.
Dalla scorsa estate i blocchi di questi ecoestremisti, emanazione dei centri sociali, si sono susseguiti creando disagi e indignazione. A Roma pochi giorni fa hanno bloccato Viale Marconi. Ieri hanno di nuovo bloccato il Gra. Il video della loro impresa è stato postato su Fb dal ministro Matteo Salvini ed è stato visto da migliaia di persone.
Pochi giorni fa a Padova gli attivisti di Ultima Generazione hanno bloccato l’accesso a Tuttinfiera di un corteo di auto americane per la kermesse American Dream. Il loro gesto ha interrotto l’ingresso a Tuttinfiera di una colonna di oltre 200 tra auto e moto americane giunte da diverse città italiane e dall’estero per partecipare al raduno indetto da “Terre di moto” di Majano (Udine) durante American Dream. Non solo, ma oltre al blocco occorre anche subire il loro predicozzo sull’inquinamento ambientale con l’annuncio che ormai “siamo a un passo dalla fine”. Insomma la forma di protesta si va ramificando. Sulla sua efficacia si nutrono però forti dubbi. Gli attivisti non si preoccupano affatto dei disagi che creano. Anzi. “Noi – ha spiegato una di loro all’agenzia Dire – creiamo delle azioni di disturbo che sono azioni dilemma. Azioni che sono un dilemma sia per le autorità che non sanno come agire nei confronti di persone non violente che manifestano per un loro diritto, sia per noi che ci mettiamo di fronte a delle scelte anche gravose e sia per le persone che si trovano davanti a noi di fronte alla strada”.