Un reduce di Tienanmen: “Le proteste in Cina possono essere la miccia di una rivoluzione contro il regime”
La Cina è una pentola a pressione che bolle da anni. Le proteste contro il regime comunista che incendiano tutte le latitudini del Paese potrebbero essere la miccia di una nuova rivoluzione. La pensa così un reduce di Tienanmen, Wu’ er Kaixi, in esilio a Taiwan, raggiunto telefonicamente da Repubblica.
Il reduce di Tienanmen: le proteste in Cina non si fermeranno
“Le proteste si stanno diffondendo a macchia d’olio in tutto il Paese e in pochi giorni potrebbero diventare un movimento in grado di innescare un reale cambiamento. Potrebbe anche essere l’inizio di una rivoluzione”, dice uno dei leader della protesta studentesca del 1989, in esilio da oltre 30 anni. Malgrado la repressione crudele della polizia di Xi Jinping, le rivolte potrebbero generare un processo a catena inarrestabile.” Gli strumenti di controllo e sorveglianza sono sempre attivi e l’esercito di censori è all’opera”, spiega Wu’ er Kaixi. “Ma i giovani hanno iniziato a usare nuove tecnologie (come il Vpn) per rompere la muraglia della censura. E poi c’è un fatto di scala. La quantità di video, informazioni, post sui social è tale che sta travolgendo i tradizionali meccanismi di controllo”.
“Il regime comunista non conosce che il controllo più ferreo sulla società”
Nessuna sorpresa dal regime comunista. “Da molti anni la Cina è diventata una specie di pentola a pressione. All’interno della quale 1,3 miliardi di esseri umani sono stati costretti a vivere. Il Partito comunista guida un regime totalitario che non conosce altri linguaggi al di fuori del controllo più ferreo sulla società. La politica Zero-Covid è dunque coerente con questo regime. Ma c’è anche di più: la consapevolezza del ritardo scientifico sui vaccini e sulla loro inefficacia”.
Chi scende in piazza non sopporta di essere considerato un oggetto senza diritti
Che cosa c’è alla base di questa protesta capillare? “Chi sta scendendo in piazza non sopporta più di essere considerato un soggetto insignificante. Senza diritti e rispetto. Per questo i morti del condomino di Urumqi hanno suscitato tanta indignazione. Il regime non tratta la popolazione come cittadini ma come oggetti di cui disporre a piacimento”. Nel 1989 durante i fatti di Tienanmen una parte del Partito si schierò con gli studenti. Potrebbe succedere ancora? “Xi Jinping con la forzatura del terzo mandato ha eliminato ogni forma di dissenso interno. E costruito un regime di fedelissimi. Ma per raggiungere questo obiettivo si è creato un grande numero di nemici”, fa osservare il reduce della storica protesta dell’89 finita in un massacro. Convinto che qualche voce di dissenso “emergerà di sicuro”.
All’orizzonte un movimento globale contro le dittature
Ma c’è di più. Ci sono le premesse per la nascita di un movimento globale contro le dittature, da Shangai a Mosca, a Pechino. “Le dittature hanno generato paura per decenni. E il massacro di Tienanmen è solo uno degli esempi nella storia recente. Ma la paura non si trasmette da una generazione all’altra. La voglia di libertà è scritta nel Dna degli esseri umani. Dobbiamo mandare un messaggio chiaro a tutti i dittatori: ‘Noi non abbiamo paura di voi'”.