Vendola: «L’autonomia è un colpo alla nuca all’unità nazionale». Ma a spararlo fu la sinistra

18 Nov 2022 17:34 - di Valerio Falerni
Vendola

Chi l’avrebbe mai detto. Chi avrebbe mai immaginato che il tema dell’unità nazionale contasse tanti aficionados. Qualcuno persino insospettabile come Nichi Vendola. Già, chissà perché, ma ci eravamo convinti che si trattasse di argomenti datati, polverosi, démodé. E invece eccola qua la sinistra che non ti aspetti ergersi a vindice dell’identità nazionale in pericolo. Ora i patrioti sono loro. Miracolo dell’autonomia regionale rafforzata, ritornata prepotentemente di moda ora che il ministro Calderoli ha deciso (un po’ troppo disinvoltamente, va detto) di forzare i tempi e anche un po’ la mano per andare incontro alle richieste di Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna, che invocano più competenze e più risorse.

Così Vendola a Un giorno da Pecora

«Una specie di colpo alla nuca all’Unità nazionale», è insorto Vendola da Un giorno da Pecora». Ben detto (a parte la ripetizione: uso la stessa metafora sull’art. 18). Ci chiediamo solo dove si trovasse Vendola quando la sinistra approvava il nuovo Titolo V della Costituzione, lo stesso che oggi fa da base giuridica all’autonomia rafforzata. Ve lo diciamo noi: in Parlamento. E se vi chiedete a quale parte politica appartenesse il premier che nel 2018 sottoscrisse le pre-intese con Zaia, Fontana e Bonaccini, la risposta non potrà che sorprendervi: sinistra. Paolo Gentiloni, per l’esattezza. Il suo mandato era già scaduto, aveva già fatto gli scatoloni per lasciare il suo posto a Palazzo Chigi, ma volle ugualmente che ci fosse la sua forma sotto quell’accordo che aveva già le sembianze dello spacca-Italia.

Il solito doppiopesismo dei compagni

Ma a sinistra nessuno fiatava, nessuno piangeva sulle compromesse sorti dell’unità nazionale, men che meno venne in mente a Vendola la metafora del «colpo alla nuca». Morale: se l’autonomia rafforzata la portano avanti i compagni, tutto via fila liscio come l’olio. Mentre quando il dossier passa di mano, scatta la reazione. Il solito doppiopesismo goscista che non finisce mai di disgustare. Se poi la la sinistra si è pentita dei passati errori, non ha che da convincere il compagno Bonaccini a rinfoderare la richiesta di autonomia rafforzata. Come si dice: le parole incitano, l’esempio trascina.

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