Zangrillo archivia l’era Brunetta: “Lo smart working funziona, sugli statali una falsa narrazione”
”È sbagliato” pensare che lo smart working per gli statali non funzioni, ”l’importante è organizzarsi. Ma può essere uno strumento molto utile”: il ministro Paolo Zangrillo racconta alla “Stampa” di aver passato il primo mese di governo “a studiare, con l’obiettivo di dare continuita’ alle azioni che puntano alla semplificazione e all’innovazione e combattere la falsa narrazione che la Pubblica amministrazione sia lenta e ripiegata su se’ stessa”.
Una svolta rispetto al suo predecessore ed ex compagno di partito, Renato Brunetta, che aveva sempre manifestato una certa insofferenza per il lavoro da remoto. Celeberrima la sua frase sugli statali: “Basta far finta di lavorare in smart working”. Parole che avevano fatto saltare sulle sedie i sindacati.
Zangrillo: “Abbiamo firmato contratti con aumenti a 2,2 milioni di statali”
Zangrillo, che prima di occuparsi dei lavoratori statali, ha trascorso tutta la vita a lavorare nelle grandi aziende, da Magneti Marelli ad Acea: “Se si vuole far funzionare una organizzazione, bisogna partire dal mettere al centro le persone che ne fanno parte. Bisogna investire sui 3,2 milioni di dipendenti pubblici, per renderli consapevoli delle responsabilita’ e del ruolo che ricoprono, fornendo loro strumenti adeguati anche attraverso una formazione mirata, cosi’ da accrescere motivazioni e senso di appartenenza”. “Sono appena stati firmati – continua – i rinnovi di contratti attesi da tempo, che riguardano 2,2 milioni di dipendenti, circa l’85 per cento del personale pubblico. Introducono benefici retributivi importanti, che permettono a sanitari, insegnanti e dipendenti degli enti locali di trascorrere un Natale piu’ sereno, ma innovano anche le regole sulla classificazione professionale e liberalizzano i percorsi di carriere, economici e giuridici, coniugando merito, formazione ed esperienza professionale”.
“Lo smart working? Siamo passati da 500mila a 5 milioni di lavoratori in remoto”
Poi spiega che atteggiamento adottera’ nei confronti dello smart working: “Con la pandemia il numero di lavoratori italiani che hanno lavorato in smart working è passato da 500mila a 5 milioni. E’ sbagliato pensare che nella pubblica amministrazione non funzioni. Ci sono gia’ molteplici contratti collettivi che ne prevedono il ricorso. L’importante e’ organizzarsi: se siamo capaci di organizzare il lavoro agile in modo da garantire la produttivita’, passando da una logica di controllo alla misura del risultato e alla verifica delle performance, penso allora si tratti di uno strumento utile”. Seppur tra mille ostacoli, il Pnrr sta per passare alla sua fase attuativa: “La vera sfida e’ trasformare le idee in realta’. Se guardo a un orizzonte di cinque anni, immagino una P.A. considerata dai cittadini come un’opportunita’, anziche’ un ostacolo, piu’ flessibile e piu’ agile, cosi’ da favorire un rapporto piu’ semplice e diretto con l’utente. Ed immagino anche un rapporto piu’ sinergico con gli enti locali che amministrano i nostri territori, vera risorsa del Paese. Il Pnrr prevede investimenti per oltre 1,2 miliardi di euro. Si tratta di una opportunita’ straordinaria e irripetibile, un treno che passa una sola volta. Non lo perderemo”, ha concluso Zangrillo.