Abuso d’ufficio, Carlo Nordio: «Ascoltata l’Anci: il reato sarà abrogato o rimodulato»

20 Dic 2022 15:56 - di Francesca De Ambra
Nordio

L’unica tregua Carlo Nordio la concede sul nodo della separazione della carriereora non è una priorità»), ma sul resto conferma quanto detto finora. Del resto, la giustizia ha bisogno di una riforma profonda e lui intende attuarla. Di fronte ai senatori che gli pongono domande in commissione, il Guardasigilli passa in rassegna i capisaldi cui ispirerà la sua azione. A cominciare dall’abuso d’ufficio, che suscita in tanti gestori della cosa pubblica la cosiddetta paura della firma. È una battaglia portata avanti soprattutto dai sindaci. «Le richieste dell’Anci sono state attentamente ascoltate», assicura Nordio. Che accosta all’abuso d’ufficio il traffico di influenze. «Si può andare dallabrogazione di uno o di entrambi i reati fino a una rimodulazione integrale degli stessi. Ci sarà confronto in Parlamento», spiega.

Così Nordio al Senato

In commissione, però, a fioccare sono le domande sulle intercettazioni. Soprattutto ora che nella manovra di bilancio figura una norma che regola quelle preventive. Nordio tranquillizza. «È un equivoco che questo emendamento sia rivoluzionario – premette il ministro -. È esattamente la stessa cosa, ha solo aumentato le garanzie, e trasferito un piccolo capitolo di spesa». Fine del mistero. Restano invece in piedi le polemiche sulle intercettazioni investigative, spesso utilizzate al solo scopo di infangare gli indagati e persino di persone estranee all’inchiesta. «Questa porcheria è continuata anche dopo la legge Orlando – si accalora Nordio -. Basta vedere il sistema Palamara, cosa è uscito che non aveva niente a che fare con l’indagine e cosa non è uscito».

«Sul sistema Palamara non è emerso ancora tutto»

E qui il ministro sgancia una bomba micidiale. Questa: «Credete che tutte le intercettazioni del trojan di Palamara siano state trascritte nella forma della perizia? Sono state selezionate, pilotate e diffuse secondo gli interessi di chi le diffondeva, e non sono ancora tutte state rese pubbliche». Un’ultima riflessione Nordio la riserva all’inappellabilità delle sentenze di assoluzione, principio già introdotto dalla legge Pecorella, dichiarata poi incostituzionale dalla Consulta. Per Nordio il principio è sacrosanto, ma l’impostazione va «rimodulata». «Una soluzione – argomenta – potrebbe essere l’impossibilità per il pm di impugnare una sentenza di assoluzione salvo che intervengano nuove prove e che il processo vada rifatto».

 

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