Addio a Lando Buzzanca, fuoriclasse di destra odiato dalla sinistra: “Mi definiva di serie B”
E’ morto oggi a Roma il grande attore Lando Buzzanca, malato da tempo e recentemente al centro di polemiche familiari sulle cure cui veniva sottoposto. Il grande attore siciliano, 87enne, era ricoverato al Gemelli, e come ha raccontato il figlio Massimiliano all’Adnkronos, “si è spento serenamente intorno alle 14”. “Ieri ero venuto a trovarlo – racconta Massimiliano Buzzanca – e credo mi abbia riconosciuto perché si voleva alzare. L’ho convinto a rimanere a letto. Certo, le sue condizioni non erano delle migliori, ma speravo che almeno questo Natale lo passasse con noi. Quando mi hanno avvisato per dirmi che era peggiorato, stavo uscendo da casa per andare a trovarlo, ma sono arrivato tardi”.
Lando Buzzanca era un uomo tutto d’un pezzo, mai molto amato dai critici e da quel circoletto intellettuale di sinistra che lo snobbava. Lui, in alcune interviste, aveva spiegato perché: “Sono sempre stato di destra, dalla sinistra arrivavano continue calunnie, mi definivano attore di serie b. Mi hanno danneggiato, ma non me ne è mai fregato niente. La gente mi vuole bene. Per tredici anni ho fatto attività politica in Alleanza Nazionale con Fini. Mi voleva fare senatore. Scherzando gli chiesi quanto prendesse al mese un senatore. Mi rispose 18 milioni. Io 18 milioni li prendevo in una settimana!”.
L’omaggio di Foti e Gasparri: “Un grande della cultura”
Tanti i messaggi di cordoglio per la scomparsa del popolare attore. Dal centrodestra, parlano Tommaso Foti e Maurizio Gasparri.
“Oggi ci lascia un grande attore, simbolo della commedia italiana e motivo di vanto per la nostra Nazione. Riposa in pace Lando, hai scritto pagine storiche di cinema e teatro. La mia vicinanza e le mie condoglianze alla famiglia da parte di tutto il gruppo di Fratelli d’Italia alla Camera dei deputati”, dice il capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera, Tommaso Foti.
“Lando Buzzanca è stato un amico per tanti di noi e ci ha sostenuto in tantissime occasioni. E questo non lo dimenticheremo mai. Ma nel momento in cui ci lascia ricordiamo le sue grandi doti artistiche. Non solo nel cinema brillante ma anche nel teatro più impegnato Lando è stato un grande protagonista della vita e della cultura italiana. Ho seguito con tristezza gli ultimi anni difficili della sua vita e preferisco ricordarlo con la sua energia vitale, con la sua forte personalità, con il suo protagonismo nello spettacolo, sul palcoscenico, ma anche nelle serate insieme a Lucia, nella sua casa a pochi passi da Ponte Milvio. Addio Lando, non ti dimenticheremo mai”, scrive Maurizio Gasparri.
Tanti messaggi su web, tra ricordi e dolore
Fai buon viaggio, amatissimo Lando”. Appena diffusa la notizia della morte di Lando Buzzanca, sono già decine i post sui social che esprimono il proprio cordoglio per la morte del popolare attore romano, che si è spento all’età d 87 anni dopo un lungo periodo di malattia e il ricovero al Gemelli di Roma. “Sei icona di un’epoca gentile che non tornerà più”, scrive un utente. “Mi hai fatto ridere sin da bambino, riposa in pace”, aggiunge un altro. “Un attore che per noi degli anni 60 è stato un punto di riferimento con i suoi film“, osserva qualcuno. “Ci mancherai”. Tra i tanti commenti, c’è anche chi osserva che l’attore avrebbe meritato un’attenzione diversa: “Un grande talento che avrebbe meritato molto piú spazio. Una delle tante “vittime” della solita critica ottusa e politicizzata”, chiosa l’utente.
I film sull’italiano medio furbo e onesto
Nei suoi tanti film ha saputo rappresentare quelle che erano le frustrazioni sessuali dell’uomo comune nei confronti del gentil sesso e del matrimonio. Vestendo i panni dell’italiano medio e del meridionale provinciale e furbetto, Lando Buzzanca ottenne la notorietà, ma il successo di pubblico e quello commerciale negli anni Settanta lo conquistò come donnaiolo impenitente, attore simbolo della commedia sexy all’italiana, grazie anche a una ‘bellezza maschia’ segnata da mascella prominente, sguardo vispo, bel sorriso e naso scolpito.
Con baffi o meno, con film come “Il merlo maschio”, “Homo Eroticus”, “L’uccello migratore” e “All’onorevole piacciono le donne” Buzzanca ha saputo rappresentare quelle che erano le frustrazioni sessuali dell’uomo comune nei confronti del gentil sesso e del matrimonio.
Nato come Gerlando Buzzanca a Palermo il 24 agosto 1935, una volta conclusa la scuola dell’obbligo si trasferisce subito a Roma in cerca di fortuna. Nel 1956, a 21 anni è già sposato con Lucia Peralta (scomparsa nel 2010), la futura madre dei suoi due figli, Mario e Massimiliano. Nella Capitale, dopo vari lavoretti, decide di fare il colpo grosso e seguire la sua vera passione: la recitazione.
Gli studi di recitazione e l’incontro con Pietro Germi
Frequenta l’Accademia Sharoff e inizia a fare la comparsa partecipando a kolossal in costume che si giravano a Cinecittà, il primo dei quali è “Ben Hur” (1959) di William Wyler. Questa prova gli porta fortuna e, successivamente, comincia a lavorare per il piccolo schermo partecipando a due sceneggiati di Vittorio Cottafavi: “La trincea” (1961) e “Il mondo è una prigione” (1962).
Ma sarà Pietro Germi a vedere in questo magro ragazzo siciliano dal naso pronunciato e dall’aspetto titubante un attore degno di lode, tanto che lo fa recitare insieme a Marcello Mastroianni e Stefania Sandrelli in “Divorzio all’italiana” (1961) e affiancando ancora la Sandrelli in “Sedotta e abbandonata” (1964). Nel frattempo Buzzanca prosegue la gavetta lavorando per grandi nomi, come Elio Petri in “I giorni contati” (1962), Dino Risi in “I mostri” (1963) e Antonio Pietrangeli in “La parmigiana” (1963); diventa anche la spalla di grandi e mitici attori come Amedeo Nazzari (“Le monachine”, 1963), Gino Cervi (“La smania addosso”, 1963) e della coppia comica Franco Franchi e Ciccio Ingrassia (“I marziani hanno 12 mani” e “Cadavere per signora”, entrambi del 1964).
Lando Buzzanca acquista lentamente ma con decisione i suoi spazi in una Cinecittà nel pieno della dolce vita, imponendosi, ancora per Pietrangeli e con Ugo Tognazzi, ne “Il magnifico cornuto” (1964).
Il ruolo comico che riveste per molti anni
Si afferma sempre di più come attore comico, fino a quando viene scritturato per una serie di pellicole che parodizzano James Bond, in cui veste i panni di ‘James Tont’ in “James Tont operazione uno” (1965) di Bruno Corbucci (con cui inizia un lungo sodalizio) e Giovanni Grimaldi che in seguito lo dirigerà in “La prima notte del dottor Danieli, industriale, col complesso del… giocattolo” (1970).
Ottenuta la notorietà, Nanni Loy lo dirige nel film a episodi “Made in Italy” (1965), al fianco di Peppino De Filippo, Anna Magnani e Aldo Fabrizi; è il protagonista Giovanni Percolla in “Don Giovanni in Sicilia” (1967) di Alberto Latttuada e recita in “Le dolci signore” (1967) di Luigi Zampa con Vittorio Caprioli.
Il lato sexy che lo fece diventare famoso
Ma sarebbe rimasto comunque un attore di secondo piano, se non fosse per la grande notorietà che raggiunge grazie alla sua partecipazione nella commedia sexy: la sua graffiante ‘masculinità’ e la capacità di far ridere in situazioni connotate dalla eccessiva attività sessuale, o al contrario, da una totale impotenza, sono la sua fortuna.
Pasquale Festa Campanile, Marco Vicario, Steno, Luciano Salce, Gianni Grimaldi e Luigi Filippo D’Amico diventano i suoi registi, mentre Barbara Bouchet, Laura Antonelli, Sylva Koscina, Rossana Podestà, Agostina Belli e Femi Benussi le sue compagne di set. Tale è la fama raggiunta, che il disegnatore Leone Cimpellin crea nel 1972 un personaggio per una serie fumetti comica e satirica con le sue fattezze, Jonny Logan, pubblicata fino al 1978. La faccia di Buzzanca sarà presa in prestito anche per il fumetto sexy “Il Montatore” (1975-1982; complessivamente 114 volumi tascabili per adulti), con storie ambientate nel mondo del lavoro con il protagonista che è un metalmeccanico.
Il successo arriva con “Il merlo maschio”
Buzzanca calca anche il palcoscenico, riscuotendo grande successo con le commedie musicale “Il cenerentolo” e “Signore e signora” accanto a Delia Scala, di cui viene realizzata anche una versione per la Rai in bianco e nero. Fu proprio il varietà del sabato sera “Signore e signora” sul Canale Nazionale della Rai del 1970 che mise in luce tutte le qualità comiche dell’attore e si rivelò un grande trampolino di lancio, soprattutto nel cinema ma anche alla radio, consentendogli di uscire dal cliché da caratterista nel quale era stato utilizzato fino ad allora. La sua battuta “mi vien ca ridere” divenne un simpatico tormentone, così come i personaggi grotteschi del contadino “Buzzurro”, del “Buzzanco” e del “Pecoraro dell’Apiro”.
La notorietà internazionale arriva a Buzzanca con la commedia sexy “Il merlo maschio” (1971) diretta da Festa Campanile con Laura Antonelli; nello stesso anno interpreta “Le belve” di Grimaldi, “Il vichingo venuto dal sud” di Steno e “Homo Eroticus” di Vicario.