Albania verso l’adesione completa all’Ue, ma il contesto sociale del Paese è tutt’altro che pacifico
Non tutto ciò che accade in Europa passa sotto i riflettori della grande stampa. Un motivo ci sarà. Oggi, per esempio, si è svolto a Tirana l’importante vertice UE-BM tra i leader dell’Unione europea e quelli dei Balcani occidentali. Non è stato il primo, naturalmente, ma per la prima volta si è svolto su territorio albanese. Questo elemento è passato quasi inosservato, insieme al contesto politico e sociale tutt’altro che pacifico in cui il vertice stesso si è svolto.
L’Albania è il Paese più europeista dei Balcani
La finalità ufficiale degli organizzatori era quella di ribadire l’importanza di un partenariato strategico in quella regione. Bruxelles mira al compimento del processo di adesione all’Ue dell’Albania, il Paese più europeista dei Balcani, su cui si è finora registrato un consenso abbastanza ampio nei rapporti della Commissione e del Parlamento europeo. Ma i problemi sono tanti, e pure scottanti.
Berisha ha organizzato una manifestazione di protesta
Il clima politico albanese è tutt’altro che sereno, e la vibrata protesta delle opposizioni in questi ultimi mesi è stata in qualche modo silenziata. Il Partito Democratico d’Albania (DPA), la forza politica conservatrice guidata dall’ex presidente della Repubblica, Sali Berisha, ha organizzato una manifestazione di protesta nazionale nel tentativo di dissipare ogni illusione circa l’effettiva situazione di un Paese che vive forse il momento peggiore dagli anni ‘90 ad oggi, assoggettato com’è a una dittatura “morbida”, uno Stato semi-autoritario capeggiato dal primo ministro socialista Edi Rama.
La denuncia sulle influenze russe e cinesi
Dalla denuncia della destra, che fino alla caduta del regime comunista albanese (1990) ha goduto del sostegno del mondo occidentale, emerge un quadro generale abbastanza cupo. Si parla di accerchiamento dell’influenze russe e cinesi, di riciclaggio degli introiti illeciti provenienti da un mercato della droga che è tra i più floridi al mondo, di un uso improprio del danaro pubblico con cui il governo sponsorizza sui media europei il “miracolo albanese”, mentre, in realtà, il Paese languisce nella miseria.
L’ultimo scandalo ha riguardato la costruzione del porto turistico di Durazzo
Negli ultimi dieci anni, oltre 700 mila persone hanno lasciato l’Albania, mentre una potente élite economico-politica utilizza il potere per mettere a tacere l’opposizione, i giornali e ogni voce di dissenso. Gli “oligarchi” albanesi, molto simili a quelli russi, investono nell’edilizia privata su larga scala e nei più importanti servizi pubblici affidati con concessioni decennali. L’ultimo scandalo ha riguardato la costruzione del porto turistico di Durazzo, l’unico porto internazionale d’Albania di fatto consegnato agli oligarchi. In questo contesto, le massicce proteste del 7 luglio e del 12 novembre scorsi hanno mostrato il grave disagio in cui versa la popolazione e che è pressoché ignorato a livello internazionale. Ma la speranza di poter costruire una nazione finalmente libera dal giogo comunista non è ancora del tutto tramontata. Serve sensibilizzare l’opinione pubblica europea sull’urgenza di riportare la democrazia in Albania prima che diventi un’altra Bielorussia sotto la sorveglianza dell’Ue.